domenica 7 febbraio 2016

Livelli



Lc 5, 1-11

Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio,

Come capire a che livello di profondità è la propria vita cristiana? La si può valutare in base ai propri criteri, ma se è vita cristiana dovrebbe essere messa a confronto con i criteri di Cristo. Il vangelo di questa domenica ci dà qualche indicazione, oltre a raccontarci cosa è successo sulla riva del lago di Gennesaret.
Questo episodio inizia con la folla che si accalca ‘per ascoltare la parola di Dio’. È interessante che Luca non dica ‘per ascoltare Gesù’. Se l’ascolto di Gesù in carne ed ossa fosse il criterio primo per la nostra fede noi non potremmo neppure cominciare, perché non abbiamo questa possibilità. È vero che Cristo risorto è presente continuamente nei sacramenti, ma è una presenza più difficile da individuare e cogliere, occorre una certa preparazione. Luca però non dice che vanno ad ascoltare Cristo, ma la parola di Dio. E questa ce l’abbiamo anche noi.
Il primo livello allora, il punto di partenza essenziale è la conoscenza e l’ascolto della parola di Dio. Senza questo ascolto, non è possibile alcuna vita cristiana. Senza conoscere la parola di Dio non so cosa credere e non so cosa fare.

Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo.
San Girolamo, Prologo al commento del Profeta Isaia

Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

Gesù chiede un aiuto a Simone, che gli metta a disposizione una barca, e Simone acconsente.
Il secondo livello è la disponibilità a fare qualcosa per il Signore, a dargli una mano. E siccome spesso la presenza del Signore la si può  individuare nei fratelli, secondo le parole di Gesù stesso,

ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Mt 25, 40

allora l’aiutare il Signore consiste spesso nell’aiutare gli altri. Ogni giorno della mia vita in parrocchia vedo quanta disponibilità ci sia in moltissime persone a collaborare, aiutare, sostenere economicamente e personalmente le necessità di chi si trova in difficoltà.

Ma adesso attenzione, perché passiamo ai livelli superiori, e qui entriamo nel cuore della vita cristiana:

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla;


La disponibilità all’aiuto, se è vero che realizza già un livello di vita cristiana, non la identifica ancora pienamente, perché questa disponibilità ce l’hanno molte persone che non sono cristiane e neppure credenti. Infatti Gesù ora passa a indicarci un livello ulteriore. Questo terzo livello è particolarmente importante, perché ci mette in discussione profondamente. Gesù chiede a Simone non solo di mettergli a disposizione una barca e un po’ di tempo, cosa che in fin dei conti a Simone non costa granchè. Ora gli chiede di tornare a pescare. E questa richiesta è provocatoria: Simone infatti è appena tornato. Ora Simone è provocato a rispondere: deve dire sì o no. Non può più stare a guardare come prima.
Ecco il cuore della sfida cristiana: entrare in confronto, in discussione, anche in conflitto con Gesù e con le sue proposte. Gesù chiede a Simone di fare qualcosa che Simone non vuole fare. Così come chiede a noi cose che confliggono con i nostri pareri, le nostre opinioni, le nostre idee. E quando Cristo propone qualcosa che non condivido, con cui non sono d’accordo, che secondo me andrebbe fatta diversamente, che faccio? Ho solo due possibilità: farla o non farla. Se non la faccio e agisco a modo mio scelgo di accontentarmi di stare ai livelli più bassi. E soprattutto scelgo di stabilire io stesso i miei criteri di comportamento. In altre parole scelgo di essere cristiano …senza Cristo. Lui dice di fare una cosa e io ne faccio un’altra. Me ne sto seduto sul secondo gradino, mi impegnerò a fare qualcosa per gli altri, e va benissimo (come fanno moltissimi altri che non sono neppure credenti), ma non andrò oltre.

ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

Simone sceglie una strada diversa, impegnativa, impervia: si fida di Gesù e torna a pescare. La scelta di Simone è molto più difficile di quanto possa apparire a una prima impressione. È una scelta che non solo lo mette in discussione con se stesso ma anche con gli altri: come avranno reagito gli altri pescatori? Lo avranno preso in giro? Avranno accettato senza discutere la decisione di Simone (non credo proprio)? Lo avranno mandato a quel paese, dopo tutta la faticata notturna che già avevano fatto? Pare che qualcuno lo abbia seguito, se per convinzione o per forza non lo sappiamo, perché Luca dice ‘fecero così’, quindi Simone non era da solo a tornare a pescare. Comunque sia, ecco che, ora che il Signore può operare, scaturisce il miracolo, che non è’ altro che l’azione di Dio non ostacolata dall’uomo.
L’uomo che agisce da solo, secondo i propri criteri e non secondo le indicazioni di Dio, riesce a fare certamente delle cose, ottiene anche dei risultati, ma proporzionati alle sue capacità. L’uomo da solo può fare cose belle e grandi, ma non può fare miracoli.
Se invece si mette in moto Dio, se ci si fida di lui, se lo si lascia lavorare e si collabora, ecco che allora Dio agisce, opera ciò che deve operare, e vengono fuori cose immense …e anche i miracoli.
Perché i miracoli non avvengono più? Perché vogliamo fare tutto da soli, stabilire noi i criteri, le regole, i comportamenti, cosa è bene e cosa è  male. Con risultati a volte deludenti e spesso disastrosi. Il Signore rispetta comunque la nostra scelta, ma da questa scelta dipendono i risultati.


Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone.

L’ultimo livello è Simone (che ora viene chiamato Simon Pietro, l’uomo di prima e l’uomo trasformato da Cristo) che si getta ai piedi di Gesù e si riconosce peccatore.
Perché noi facciamo così fatica a riconoscerci peccatori? Perché ci valutiamo da soli e quindi tendiamo ad autogiustificarci. Noi andiamo bene così come siamo (se non fosse così faremmo pur qualcosa). Se già solo avessimo il coraggio di confrontarci con gli altri scopriremmo molte cose di noi che non vanno poi così bene. Figuriamoci se ci confrontiamo con Cristo. Pietro lo fa, e si scopre peccatore, ma ora inizia la sua nuova vita. Una vita che richiederà ancora altri confronti e battaglie, fino alla fine, ma che porterà Pietro a diventare colui a cui Cristo affiderà le chiavi stesse del regno dei cieli.

…e Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.  E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Mt 16, 17-19

Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».  E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.