giovedì 22 ottobre 2015

Noi e gli altri



Mc 10, 35-45

Si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo,

Giacomo e Giovanni sono una delle due coppie di fratelli che Gesù chiama come Apostoli. Gli altri due sono Andrea e Pietro. Ma a differenza di questi, spesso Giacomo e Giovanni agiscono o almeno vengono presentati spesso in coppia, e altrettanto spesso riferiti al loro padre Zebedeo. Di Zebedeo non si dice nulla nei vangeli se non che fosse il padre dei due fratelli, ma il fatto che vengano indicati spesso come ‘figli di Zebedeo’ potrebbe essere indizio che Zebedeo fosse per qualche motivo abbastanza noto.

Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Gv 21, 2

Grande stupore aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Lc 5, 9-10

Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.  Mc 3, 16-19

Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Mt 26, 36-37

Faccio questo accenno alla famiglia dei due fratelli, perché mi sembra che in più occasioni questa famiglia sia stata presente nelle vicende della vita di Gesù. L’evangelista Matteo mette sulla bocca della madre di Giacomo e Giovanni la richiesta che nel nostro testo viene presentata direttamente dai due fratelli (Mt 20, 20-23). E la madre di Giacomo e Giovanni è presente anche sul Golgota:

C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Mt 20, 55-56

Quindi si tratta di una famiglia che ha una certa importanza nel gruppo di persone che ruota intorno a Gesù. Questa rilevanza mi ha fatto venire in mente un meccanismo che spesso si attiva in gruppi ristretti e molto definiti: considerarsi in qualche modo migliori e superiori agli ‘altri’. Uno dei due fratelli è protagonista di un episodio significativo in questa ottica:

Giovanni disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Mc 10, 38-40


Capita spesso, e occorre fare attenzione. La contrapposizione ‘noi e gli altri’ può diventare pericolosa. Può generare gruppi chiusi, che in qualche modo sfruttano a proprio vantaggio la propria identità e il proprio potere. I nostri due fratelli stessi, pur facendo parte del gruppo degli Apostoli, non ne sono immuni:

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio. Lc 9, 51-56

Vediamo come Gesù smonta questi atteggiamenti:

«Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Gesù non li manda a quel paese come ha fatto nel caso del villaggio dei Samaritani. La richiesta dei due è alquanto presuntuosa, ma Gesù la coglie come occasione per chiarire alcune cose anche con gli altri dieci, come vedremo. Ma per prima cosa risponde ai due:

Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete.

La risposta di Gesù è molto chiara. Questi due vogliono far valere la loro posizione, ma non è certo questo l’atteggiamento che sta proponendo Gesù. Che ora va un po’ più in profondità, avendo a che fare con gli Apostoli, coloro che dovranno continuare la sua opera. Per ora sono ancora molto lontani dall’aver colto il significato della loro scelta, ma dovranno imparare per non rischiare di atteggiarsi nel modo sbagliato.

Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?».

La domanda di Gesù è un po’ misteriosa. Credo che Gesù voglia cominciare a far capire loro che lui sta per fare qualcosa che loro non hanno ancora colto. Da parte loro credo che, vista anche la risposta che danno, i due fratelli non abbiano capito nulla di questa domanda. Eppure rispondono:

Gli risposero: «Lo possiamo».

Molto presuntuosi, Tanto più che non credo abbiano capito di cosa lui stia parlando. Il calice e il battesimo di cui Gesù parla sono la sua passione e morte.

E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati.

La cosa curiosa è che Gesù, invece di evidenziare la loro incomprensione (e sfrontatezza), rivela loro che davvero saranno capaci di condividere la sua passione (entrambi chiamati nell’agonia del Getsemani, Giovanni che accompagnerà la madre di Gesù fin sotto la croce, Giacomo che sarà il primo degli Apostoli ad essere ucciso), ma sa che dovranno ancora fare molta strada per comprenderlo. E soprattutto dovranno cambiare completamente la loro visione delle cose.


Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

I due vengono così zittiti, ma le parole di Gesù hanno anche un altro scopo: quello di cominciare a rivelare loro qualcosa che capiranno molto tempo dopo. Quando vedranno Gesù inchiodato alla croce insieme ad altri due, un alla destra e uno alla sinistra, allora capiranno cosa intendeva Gesù per ‘gloria’. Qualcosa di completamente diverso da quello che ora loro intendono. E credo che sotto le tre croci i due avranno pensato ‘ci è andata bene!’.

Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.

Non so se l’indignazione degli altri dieci fosse generata dal fatto che loro avevano capito tutto quello che Gesù stava dicendo, oppure se fosse semplicemente una reazione alla presunzione dei due fratelli. Ma non importa, Gesù coglie l’occasione per indicare chiaramente il modo in cui lui intende il primato. Qualcosa di diametralmente opposto alla modalità umana che tende al dominio. Gesù invece tende al servizio, fino al dare la vita. E’ curioso notare che Gesù non considera disdicevole in sé l’ambizione al primato e alla grandezza. Ma dà a questi un significato opposto a quello umano: volete diventare grandi? Volete essere primi? Va benissimo, ma diventatelo servendo e non opprimendo.

Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Lui sarà il modello da seguire. Per ora i dodici non sono ancora in grado di capire quel ‘dare la vita’ di cui parla Gesù. Alla fine capiranno e nonostante i caratteri personali a volte li ostacoleranno, saranno davvero tutti (tranne uno) capaci di bere il calice di Gesù. Sarà interessante notare che l’unico che non ci riuscirà, Giuda, non solo non sarà capace di condividere il sacrificio di Gesù, ma la sua incapacità lo porterà a causarlo.



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