giovedì 15 ottobre 2015

Eredità



Mc 10, 17-27

Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».

Cosa potrei fare se volessi in qualche modo entrare in possesso di un’eredità?
Una prima cosa che mi viene in mente è, dopo aver individuato la persona di cui vorrei diventare erede (che sia ovviamente molto, molto ricca), fare qualcosa di talmente impressionante ai suoi occhi da farla sentire in debito immenso con me e spingerla a nominarmi suo erede. Che so, salvargli la vita.
Un’altra cosa che potrei fare è abbindolarla, raggirarla e ingannarla così bene (anche senza aver fatto niente di speciale) da entrare nelle sue grazie e indurla a nominarmi erede universale.
Una terza cosa è riuscire falsificare il suo testamento.
Ci sarebbe un altro modo per ereditare, molto meno laborioso e molto più semplice, ma per adesso lasciamolo da parte, e proviamo ad applicare questi metodi a Dio. In fondo l’uomo che corre da Gesù è proprio questo che gli chiede: “cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. E certo la vita eterna è una cosa che si può ottenere solo da Dio.
Primo metodo: impressionare Dio. Fare qualcosa per lui di talmente grande da renderlo debitore nei miei confronti. Direi impossibile.
Secondo metodo: ingannarlo. Impossibile anche questo, oltre che non particolarmente furbo.
Terzo metodo: falsificare il testamento. Vedremo più avanti che questa è la cosa più improbabile di tutte.
Vediamo come risponde Gesù a questa domanda.

Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.

Per prima cosa Gesù lo mette di fronte a un chiarimento. Definire ‘buono’ qualcuno può essere frutto di una convinzione personale (penso veramente che quella persona sia buona) ma anche un tentativo di ruffianamento (la chiamo così per ottenere la sua benevolenza). Gesù presenta subito a quest’uomo un dato di fatto: solo Dio è buono, quindi se lo chiama buono significa che lo identifica con Dio (altrimenti sarebbe un ruffiano: secondo metodo). Bene, se lo identifica veramente con Dio, allora deve mettere in atto il primo metodo: stupirlo, impressionarlo, renderlo suo debitore. Quindi…

 
Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».

La Legge di Dio è racchiusa, per gli ebrei osservanti come certamente è quest’uomo, nel Decalogo. Se lui si rivolge a Gesù come a Dio, allora la prima cosa che deve fare è osservarne scrupolosamente la sua Legge. Ma questo non basta per renderlo debitore nei nostri confronti. Per quanto impegnativo non è che il minimo sindacale:

quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Lc 17, 10

Sul significato di quel termine ‘inutili’ ci sarebbero molte cose interessanti da dire, ma proseguiamo…

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò

Gesù apprezza molto lo sforzo di quest’uomo. E’ l’unica persona in tutto il vangelo di cui si dica che è stato amato da Gesù. Ma la richiesta che fa è enorme: nientemeno che la vita eterna. E l’osservanza dei comandamenti è semplicemente fare il proprio dovere. Ci vuole altro per meritare la vita eterna Quindi…

e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

Se vuoi tutto (la vita eterna) devi mettere in gioco tutto (la tua vita). La richiesta è proporzionata alla domanda. Anzi, a dire il vero non è neppure così: la vita umana, mortale e limitata, anche se offerta completamente a Dio, non sarà mai proporzionata alla vita eterna. Quindi Gesù è ancora assai generoso.
D’altra parte se qualcuno venisse a chiedermi cosa deve fare per diventare mio erede (ammesso che qualcuno possa essere così scriteriato) la prima cosa che mi verrebbe in mente sarebbe quella di mettergli delle condizioni sempre più esigenti per vedere fino a che punto andrebbe avanti. Sarebbe molto divertente. Gesù fa un po’ la stessa cosa…

Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Chiede la vita eterna e non è disposto a dare i suoi beni in cambio. D’altra parte lui la vita eterna la voleva ereditare, mica comprare. Botte piena e moglie ubriaca,

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

Se già è difficile, se non impossibile, aver così tanto da offrire da poter pretendere in cambio la vita eterna, tanto più se non si vuole dare in cambio niente di ciò che si ha.


Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?».

Un momento. Fermiamo tutto e ricominciamo da capo. Quest’uomo chiede a Gesù cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Se per ereditare bisogna fare qualcosa, e se l’obiettivo è la vita eterna, allora Gesù non fa altro che rispondere coerentemente alla domanda. Con il risultato di proporre condizioni impossibili. E’ impossibile fare qualcosa per ereditare la vita eterna.
Gesù è molto serio quando risponde a questa domanda, ma credo che nello stesso tempo stia giocando un po’ con quest’uomo e con i suoi discepoli. D’altra parte rispondere alla domanda così com’è formulata non può proprio che portare alle conseguenze presentate da Gesù.

Ma la domanda è sbagliata.

Nulla di quanto possiamo fare può farci ottenere la vita eterna. Impossibile (infatti è la conclusione a cui arrivano i discepoli: ‘chi può essere salvato?’)

Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Dicevo prima che in realtà c’è un modo per ereditare che non richiede sforzi, semplice e sicuro: essere figli. Io non ho bisogno di fare nulla per ereditare dai miei genitori. Così non c’è bisogno di fare nulla per ereditare la vita eterna. Basta rendersi conto di essere figli di Dio, quindi suoi eredi

Se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo. Rm 8, 17

Anche Gesù, ad un certo punto, si rivolge ai discepoli, nel nostro episodio, con questo appellativo, che è la chiave per comprendere tutto il testo: ‘Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio!’. Quanto è difficile per chi non è figlio ereditare dal Padre!
Ma voi siete figli.
Dio ha fatto una cosa incredibile: ci ha adottati per renderci figli. Anzi, ci ha identificati con il Figlio, ci ha resi parte di lui, suo corpo, consanguinei e concorporei  attraverso la sua incarnazione e attraverso i sacramenti. ecco perché ha mandato il Figlio e non è venuto lui. Perché solo nel Figlio saremmo potuti diventare figli.
Alla fine della parabola del figlio (tanto per restare in tema) prodigo il secondo fratello (quello che si era sempre atteggiato a servo: ‘io ti servo da tanti anni…’ a differenza dell’altro che per quanto scapestrato e ribelle non aveva mai smesso di considerarsi figlio) si era sentito dire:

‘…figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo’. Lc 15, 31

D’altra parte, se consideriamo la nostra realtà vitale, mica facciamo (spero) le cose che facciamo verso i nostri genitori solo per ottenere la loro eredità. Le facciamo semplicemente perché vogliamo loro bene. Certo, ci sono anche dei figli (come anche dei genitori) snaturati e sciagurati, ma sono appunto aberrazioni. Ecco, ciò che facciamo verso Dio dovrebbe essere anche fatto così: perché gli vogliamo bene, non certo per ottenerne in cambio qualcosa.

C’era un terzo metodo fraudolento per ottenere l’eredità, che non abbiamo ancora riferito al rapporto con Dio: quello di falsificare il testamento. Ho detto che questo è il metodo peggiore. Il primo motivo è che il Testamento (anzi, nel nostro caso i testamenti sono due, il Testamento Vecchio e il Testamento Nuovo) ha troppi testimoni che lo proteggono. Saremmo sgamati subito. Checchè se ne dica, la Bibbia è uno dei libri il cui testo è più sicuro e controllato. L’Antico Testamento lo abbiamo in comune con i nostri fratelli maggiori Ebrei, e loro sono sempre stati assai attenti a che nessuno cambiasse o correggesse a proprio uso e consumo il loro testo biblico. Il Nuovo Testamento è stato scritto in un tempo talmente vicino ai fatti raccontati che ha avuto sempre migliaia di occhi puntati su di lui, e spesso occhi ostili, pronti a strillare nel caso fossero stati distorti o alterati i fatti che erano stati sotto gli occhi di tutti, anche dei nemici e degli avversari.
Ma c’è un altro motivo per cui la falsificazione del Testamento in questo caso sarebbe la soluzione peggiore: perché è il testo che ci rivela che i figli, quindi gli eredi, siamo noi.

…voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, Ef 3, 19

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In lui ci ha … predestinati a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo
…In lui siamo stati fatti anche eredi
…In lui anche voi … avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo 
che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità. Ef 1, 3-14

Un capomastro lavorava da molti anni alle dipendenze di una grossa società edile. Un giorno ricevette l’ordine di costruire la villa più bella che sarebbe riuscito a immaginare, secondo un progetto a suo piacere. Poteva costruirla nel posto che più gli gradiva e non badare a spese. I lavori cominciarono, ma approfittando di questa cieca fiducia, il capomastro pensò di usare materiali scadenti, di assumere operai poco competenti a stipendio più basso, e di intascare così la somma risparmiata. Quando la villa fu terminata, durante la festa di inaugurazione, il capomastro consegnò al presidente della società la chiave di entrata. Il presidente gliela restituì e disse, stringendogli la mano: “Questa villa è il nostro regalo per lei in segno di stima e di riconoscenza”



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