Mc
10, 17-27
Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».
Cosa potrei fare se volessi in qualche modo entrare in possesso
di un’eredità?
Una prima cosa che mi viene in mente è, dopo aver individuato la
persona di cui vorrei diventare erede (che sia ovviamente molto, molto ricca),
fare qualcosa di talmente impressionante ai suoi occhi da farla sentire in
debito immenso con me e spingerla a nominarmi suo erede. Che so, salvargli la
vita.
Un’altra cosa che potrei fare è abbindolarla, raggirarla e
ingannarla così bene (anche senza aver fatto niente di speciale) da entrare
nelle sue grazie e indurla a nominarmi erede universale.
Una terza cosa è riuscire falsificare il suo testamento.
Ci sarebbe un altro modo per ereditare, molto meno laborioso e
molto più semplice, ma per adesso lasciamolo da parte, e proviamo ad applicare
questi metodi a Dio. In fondo l’uomo che corre da Gesù è proprio questo che gli
chiede: “cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. E certo la vita eterna
è una cosa che si può ottenere solo da Dio.
Primo metodo: impressionare Dio. Fare qualcosa per lui di
talmente grande da renderlo debitore nei miei confronti. Direi impossibile.
Secondo metodo: ingannarlo. Impossibile anche questo, oltre che
non particolarmente furbo.
Terzo metodo: falsificare il testamento. Vedremo più avanti che
questa è la cosa più improbabile di tutte.
Vediamo come risponde Gesù a questa domanda.
Gesù
gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Per prima cosa Gesù lo mette di fronte a un chiarimento.
Definire ‘buono’ qualcuno può essere frutto di una convinzione personale (penso
veramente che quella persona sia buona) ma anche un tentativo di ruffianamento
(la chiamo così per ottenere la sua benevolenza). Gesù presenta subito a
quest’uomo un dato di fatto: solo Dio è buono, quindi se lo chiama buono
significa che lo identifica con Dio (altrimenti sarebbe un ruffiano: secondo
metodo). Bene, se lo identifica veramente con Dio, allora deve mettere in atto
il primo metodo: stupirlo, impressionarlo, renderlo suo debitore. Quindi…
Tu
conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare,
non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
La Legge di Dio è racchiusa, per gli ebrei osservanti come
certamente è quest’uomo, nel Decalogo. Se lui si rivolge a Gesù come a Dio,
allora la prima cosa che deve fare è osservarne scrupolosamente la sua Legge. Ma
questo non basta per renderlo debitore nei nostri confronti. Per quanto
impegnativo non è che il minimo sindacale:
quando avrete
fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo
fatto quanto dovevamo fare”. Lc 17, 10
Sul significato di quel termine ‘inutili’ ci sarebbero molte
cose interessanti da dire, ma proseguiamo…
Egli
allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia
giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò
Gesù apprezza molto lo sforzo di quest’uomo. E’ l’unica persona
in tutto il vangelo di cui si dica che è stato amato da Gesù. Ma la richiesta
che fa è enorme: nientemeno che la vita eterna. E l’osservanza dei comandamenti
è semplicemente fare il proprio dovere. Ci vuole altro per meritare la vita
eterna Quindi…
e
gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai
poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».
Se vuoi tutto (la vita eterna) devi mettere in gioco tutto (la
tua vita). La richiesta è proporzionata alla domanda. Anzi, a dire il vero non
è neppure così: la vita umana, mortale e limitata, anche se offerta
completamente a Dio, non sarà mai proporzionata alla vita eterna. Quindi Gesù è
ancora assai generoso.
D’altra parte se qualcuno venisse a chiedermi cosa deve fare per
diventare mio erede (ammesso che qualcuno possa essere così scriteriato) la
prima cosa che mi verrebbe in mente sarebbe quella di mettergli delle
condizioni sempre più esigenti per vedere fino a che punto andrebbe avanti.
Sarebbe molto divertente. Gesù fa un po’ la stessa cosa…
Ma
a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva
infatti molti beni.
Chiede la vita eterna e non è disposto a dare i suoi beni in cambio.
D’altra parte lui la vita eterna la voleva ereditare, mica comprare. Botte
piena e moglie ubriaca,
Gesù,
volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per
quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano
sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è
difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la
cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Se già è difficile, se non impossibile, aver così tanto da
offrire da poter pretendere in cambio la vita eterna, tanto più se non si vuole
dare in cambio niente di ciò che si ha.
Essi,
ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?».
Un momento. Fermiamo tutto e ricominciamo da capo. Quest’uomo
chiede a Gesù cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Se per ereditare
bisogna fare qualcosa, e se l’obiettivo è la vita eterna, allora Gesù non fa
altro che rispondere coerentemente alla domanda. Con il risultato di proporre condizioni
impossibili. E’ impossibile fare
qualcosa per ereditare la vita eterna.
Gesù è molto serio quando risponde a questa domanda, ma credo
che nello stesso tempo stia giocando un po’ con quest’uomo e con i suoi
discepoli. D’altra parte rispondere alla domanda così com’è formulata non può proprio
che portare alle conseguenze presentate da Gesù.
Ma la domanda è sbagliata.
Nulla di quanto possiamo fare può farci ottenere la vita eterna.
Impossibile (infatti è la conclusione a cui arrivano i discepoli: ‘chi può
essere salvato?’)
Dicevo prima che in realtà c’è un modo per ereditare che non
richiede sforzi, semplice e sicuro: essere figli. Io non ho bisogno di fare
nulla per ereditare dai miei genitori. Così non c’è bisogno di fare nulla per ereditare la vita eterna.
Basta rendersi conto di essere figli di Dio, quindi suoi eredi
Se
siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo. Rm 8,
17
Anche Gesù, ad un certo punto, si rivolge ai discepoli, nel
nostro episodio, con questo appellativo, che è la chiave per comprendere tutto
il testo: ‘Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio!’. Quanto è
difficile per chi non è figlio ereditare dal Padre!
Ma voi siete figli.
Dio ha fatto una cosa incredibile: ci ha adottati per renderci
figli. Anzi, ci ha identificati con il Figlio, ci ha resi parte di lui, suo
corpo, consanguinei e concorporei
attraverso la sua incarnazione e attraverso i sacramenti. ecco perché
ha mandato il Figlio e non è venuto lui. Perché solo nel Figlio saremmo potuti
diventare figli.
Alla fine della parabola del figlio (tanto per restare in tema)
prodigo il secondo fratello (quello che si era sempre atteggiato a servo: ‘io
ti servo da tanti anni…’ a differenza dell’altro che per quanto scapestrato e
ribelle non aveva mai smesso di considerarsi figlio) si era sentito dire:
‘…figlio, tu sei
sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo’. Lc 15, 31
D’altra parte, se consideriamo la nostra realtà vitale, mica
facciamo (spero) le cose che facciamo verso i nostri genitori solo per ottenere
la loro eredità. Le facciamo semplicemente perché vogliamo loro bene. Certo, ci
sono anche dei figli (come anche dei genitori) snaturati e sciagurati, ma sono
appunto aberrazioni. Ecco, ciò che facciamo verso Dio dovrebbe essere anche
fatto così: perché gli vogliamo bene, non certo per ottenerne in cambio
qualcosa.
C’era un terzo metodo fraudolento per ottenere l’eredità, che
non abbiamo ancora riferito al rapporto con Dio: quello di falsificare il
testamento. Ho detto che questo è il metodo peggiore. Il primo motivo è che il
Testamento (anzi, nel nostro caso i testamenti sono due, il Testamento Vecchio
e il Testamento Nuovo) ha troppi testimoni che lo proteggono. Saremmo sgamati
subito. Checchè se ne dica, la Bibbia è uno dei libri il cui testo è più sicuro
e controllato. L’Antico Testamento lo abbiamo in comune con i nostri fratelli
maggiori Ebrei, e loro sono sempre stati assai attenti a che nessuno cambiasse
o correggesse a proprio uso e consumo il loro testo biblico. Il Nuovo
Testamento è stato scritto in un tempo talmente vicino ai fatti raccontati che
ha avuto sempre migliaia di occhi puntati su di lui, e spesso occhi ostili,
pronti a strillare nel caso fossero stati distorti o alterati i fatti che erano
stati sotto gli occhi di tutti, anche dei nemici e degli avversari.
Ma c’è un altro motivo per cui la falsificazione del Testamento
in questo caso sarebbe la soluzione peggiore: perché è il testo che ci rivela
che i figli, quindi gli eredi, siamo noi.
…voi non siete più
stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, Ef 3,
19
Benedetto
sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che
ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In
lui ci ha … predestinati a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo
…In
lui siamo stati fatti anche eredi
…In
lui anche voi … avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato
promesso,
il
quale è caparra della nostra eredità. Ef 1, 3-14
Un
capomastro lavorava da molti anni alle dipendenze di una grossa società edile.
Un giorno ricevette l’ordine di costruire la villa più bella che sarebbe
riuscito a immaginare, secondo un progetto a suo piacere. Poteva costruirla nel
posto che più gli gradiva e non badare a spese. I lavori cominciarono, ma
approfittando di questa cieca fiducia, il capomastro pensò di usare materiali
scadenti, di assumere operai poco competenti a stipendio più basso, e di
intascare così la somma risparmiata. Quando la villa fu terminata, durante la
festa di inaugurazione, il capomastro consegnò al presidente della società la
chiave di entrata. Il presidente gliela restituì e disse, stringendogli la
mano: “Questa villa è il nostro regalo per lei in segno di stima e di
riconoscenza”
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