mercoledì 15 ottobre 2014

Rifiuto

Mt 22, 1-14

Gesù, riprese a parlare con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio.

L’immagine delle nozze e del banchetto ha un significato particolare, perché nella tradizione biblica viene usata come immagine del paradiso, della resurrezione e della vita eterna:

Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte». Is  25, 6-10

Ma nell’immagine delle nozze c’è un altro richiamo che non dobbiamo dimenticare:

…gli dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!”. Gesù rispose: “Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Lc 5, 33-34


Non c’è solo il richiamo al paradiso come banchetto nuziale, ma Gesù stesso è lo sposo. Quindi l’invito di cui si parla nella parabola è un invito specialissimo.

Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

L’immagine bella dell’invito alle nozze viene rovinata dal rifiuto degli invitati a partecipare. Nel testo parallelo di Luca vengono evidenziati meglio i motivi di questo rifiuto:

Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Lc 14, 15-20

Gli affari e gli affetti sono i motivi dei rifiuto. Si rinuncia al banchetto nuziale per qualcosa che conviene di più (gli affari) o qualcuno che si ama di più (gli affetti). Ma facendo questo si rinuncia a tutto ciò che l’invito implica: la vita eterna, il paradiso e la resurrezione. Come è possibile che si possa rinunciare a questa beatitudine per scegliere qualcos’altro, per quanto conveniente e piacevole? Gesù stesso si stupisce di questo rifiuto, che diventa in alcune occasioni ostilità.

…non potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Mc 6, 5-6

All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Lc 4, 28-30

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.  Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».


Strana conclusione della parabola. Non finisce con gli invitati di ripiego che sostituiscono gli altri. Anche tra chi ha accettato l’invito c’è qualcuno che non va bene. E qual è il motivo? Un vestito. Com’è possibile? L’abito nuziale era richiesto come ‘divisa’ di chi partecipava alle nozze. Il non metterlo era un segno di scortesia, di poco rispetto. Un po’ come da noi ci si stupirebbe se ad un matrimonio tra gli invitati elegantissimi sbucasse uno in canottiera e infradito. Pure nel nostro mondo occidentale, in cui ormai non ci si stupisce più di nulla, un tale comportamento sarebbe segno di superficialità, di disinteresse, forse anche di disprezzo da parte dell’invitato.
Nella parabola l’abito nuziale è il segno che l’invitato, anche se magari è uno dei ‘cattivi’ raccolti per strada, vuole partecipare alla festa, accetta l’invito e vuole presentarsi bene, e non far sfigurare chi lo ha invitato.
Chi non indossa l’abito nuziale invece dà un messaggio di disprezzo verso chi lo ha invitato.
In altre parole l’abito, come ci suggerisce il termine latino ‘habitus’, non è solo un vestito: è il nostro stesso modo di essere. Tanto è vero che l’espressione ‘stile di vita’ in latino si traduce vitae habitus.
L’invitato della parabola ha sì accettato l’invito, ma non ha voluto cambiare il suo stile di vita. Ha voluto continuare a essere come prima, non vuole cambiarsi, non vuole cambiare. Vengono invitati sì anche i cattivi, ma a condizione che si convertano.

Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. Gv 5, 14

Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch'io ti condanno; va’ e d'ora in poi non peccare più”. Gv 8, 9-11

L’enigma del rifiuto a Dio, in altre parole del peccato, è veramente qualcosa di misterioso. Noi il peccato lo riduciamo spesso a una semplice violazione di una norma morale, ma il rifiuto all’invito di Dio è qualcosa di terribile e immensamente grave per le conseguenze che può portare in noi.
Ma come accade spesso in queste situazioni ostili Dio, pur rivelando chiaramente le conseguenze disastrose per noi, riesce a escogitare una reazione contraria e altrettanto potente: la morte in croce di Gesù. Se il peccato fosse, come spesso lo consideriamo noi, un semplice violare delle norme, che senso avrebbe il sacrificio di Gesù? Nella parabola che stiamo leggendo ci sono due decisioni terribili del re, come conseguenza del rifiuto che gli viene opposto:

mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

e
Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti

Uccisi e gettati fuori.
Se il banchetto è la vita eterna, il rifiuto è la morte: uccisi.
Se il banchetto è il paradiso, il rifiuto è l’inferno: gettati fuori.
Non è solo una questione di semplice maleducazione o scortesia da parte degli invitati. Rifiutare l’invito alle nozze significa ben altro che una semplice trasgressione. E’ il disastro totale. E’ lo scegliere consapevolmente il fallimento definitivo, la morte, l’inferno. Eppure l’uomo riesce a desiderare anche questo.
E siccome Dio rispetta la decisione e la libertà dell’uomo e non vuole impedire questa scelta, neppure se porta all’inferno, risponde a questo rifiuto con una iniziativa che non viola la nostra libertà: si sostituisce a noi nelle conseguenze della nostra scelta: essere ucciso e essere gettato fuori. Gesù è diventato lui stesso rifiuto, morte, inferno, come ha evidenziato san Paolo nella lettera agli Efesini:


Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo come quando ero presente, ma molto più ora che sono lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. E' Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni. Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita. Allora nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato. E anche se il mio sangue deve essere versato in libagione sul sacrificio e sull'offerta della vostra fede, sono contento, e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me. Fil 2, 6-17


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