giovedì 20 marzo 2014

trasfigurazione



Mt 17, 1-9

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.

La Quaresima è un tempo favorevole per approfondire le nostre possibilità di incontro con Dio. Ma questo richiede alcune condizioni:
Trovare del tempo per stare ‘in disparte’ con lui.
Certamente Dio è ovunque, ma noi non siamo capaci di ascoltare e percepire la sua presenza, se viviamo in una situazione di continuo caos: innumerevoli cose da fare, da decidere, da pensare, da scegliere, da godere, da realizzare, da difendere, da preparare, da finire, da comprare, da vendere, da conquistare …e va a finire che non c’è mai spazio per lui

venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po’

Siccome non sempre abbiamo la volontà di farlo occorre almeno avere il coraggio di lasciarsi ‘prendere e condurre’.

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Ger 20, 7

Gesù prende i tre e li conduce su un alto monte. Faticaccia. Il testo non dice altro, ma mi sono immaginato che i tre abbiano almeno brontolato un po’. Non solo per la salita, ma anche perché gli altri se ne sono stati in basso, senza faticare. Perché noi e gli altri no?

Gesù fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.

Solo arrivati in cima hanno capito il senso della sfacchinata. Già qui credo si possano intravvedere dei rimandi alle nostre esperienze personali di fede. Essere costretti a fare cose che non si capiscono (per la verità non solo nell’ambito della fede capitano queste cose. Credo che per tutti, credenti e non, possa valere la possibilità di capire il senso di molte cose solo dopo molto tempo.
C’è poi un altro aspetto dell’esperienza dei tre che possiamo sottolineare: perché loro sì e noi no?
I due fratelli Giacomo e Giovanni insieme con Pietro saranno presi da parte anche in un’altra occasione, molto più difficile:

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. Mc 14, 33-35

Può essere che Gesù abbia voluto far fare loro questa esperienza della trasfigurazione perché in qualche modo la ricordassero nel momento terribile del Getsemani.
C’è un altro testo in cui i tre apostoli compaiono insieme, quando Paolo, anni dopo, va a Gerusalemme per vedere riconosciuto il suo compito di apostolo dalle autorità della chiesa nascente:

…riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. Gal 2, 9


I tre sono ‘ritenuti le colonne’, cioè hanno un ruolo fondante nell’ambito della comunità cristiana che sta sorgendo.
Detto questo, è difficile entrare nell’esperienza particolare che i tre hanno vissuto sul Tabor. Piuttosto possiamo chiederci: e noi, dove e in che modo possiamo vedere Gesù trasfigurato? Non nello stesso modo, ovviamente, ma credo ci siano alcune situazioni in cui qualcosa del genere può avvenire. Sul Tabor l’uomo Gesù si fa intravvedere così com’è nella sua divinità, ma non è l’unica occasione in cui questo avviene. In modo magari meno spettacolare è quello che si realizza nei sacramenti e in particolare nell’Eucarestia. Lo stesso avviene nelle Scritture. Sono due modi in cui si scopre dentro a qualcosa di semplice e banale qualcosa di molto più grande. C’è ancora un’altra situazione in cui questo avviene, e molto spesso, benchè in modo ancora più difficile da sperimentare: nei fratelli che incontriamo, specialmente se a loro volta hanno ricevuto dentro di sé la presenza di Cristo attraverso l’ascolto della sua Parola e attraverso i sacramenti.

Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Nella gloria di Cristo vivono tutti i risorti. Ecco quindi che si intravvedono anche loro attraverso Mosè ed Elia. Che sono non solo due dei tanti risorti di tutti i tempi, ma rappresentano la rivelazione precedente, quella che spesso nei vangeli viene espressa con la frase ‘la Legge’ (Mosè) e ‘i Profeti’ (Elia).

Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. Gv 1, 45

La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi. Lc 16, 16

“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Mt 22, 37-40

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».

La lamentela precedente, se c’è stata, viene sostituita ora dal desiderio di fermarsi lì. Mettere la tenda significa aver trovato un bel posto in cui stare. Ma non è questo lo scopo finale di Gesù per questi tre.

Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

Non sono ancora arrivati alla meta, né loro né Gesù. E’ stato solo suscitato in loro il desiderio di essere in un posto in cui sia bello stare, eco del bel posto definitivo che è la vita eterna con Dio, Ma appunto non ci sono ancora arrivati. Occorrerà ancora viaggiare molto, per loro. Ma ora hanno trovato la guida che li può far arrivare là. Però bisognerà seguirlo, e prima ancora ascoltarlo. E’ quello che chiede la ‘voce’: ascoltatelo! san Giovanni della Croce ha espresso bene l’importanza di questo ascoltare Gesù, il Figlio:

Donandoci il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, Dio ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più nulla da rivelare … Dio è diventato in un certo senso muto, non avendo più nulla da dire, perché quello che un giorno diceva parzialmente per mezzo dei profeti, l'ha detto ora pienamente dandoci tutto nel Figlio suo. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità. Dio infatti potrebbe rispondergli: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». Se ti ho già detto tutto nella mia Parola che è il mio Figlio e non ho altro da rivelare, come posso risponderti o rivelarti qualche altra cosa? Fissa lo sguardo in lui solo e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri: in lui ti ho detto e rivelato tutto. Dal giorno in cui sul Tabor sono disceso con il mio Spirito su di lui e ho proclamato: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo», ho posto fine ai miei antichi modi di insegnare e rispondere e ho affidato tutto a lui. Ascoltatelo, perché ormai non ho più argomenti di fede da rivelare, né verità da manifestare.
san Giovanni della Croce


All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.

Il timore è la reazione alla manifestazione di Dio.

Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo". Gen 28, 16-17

L’angelo del Signore apparve a Mosè in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Es 3, 1-6

Con Gesù questo timore non si era ancora manifestato, perché Gesù si è fatto completamente uomo, tanto da non riuscire a distinguerlo dagli altri uomini.

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini. Fil 2, 5-7

Ciò non toglie che in lui vi sia la presenza di Dio. Solo è nascosta, per favorire l’incontro con gli uomini, che altrimenti sarebbero costantemente atterriti.

Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Per un momento i tre apostoli hanno sperimentato la vicinanza di Dio, e anche loro ne hanno sperimentato la terribile portata, insieme alla grande bellezza. Ma non sono ancora al momento dell’esperienza definitiva della vita eterna, occorre tornare giù, scendere dal monte per proseguire con Gesù il viaggio verso Gerusalemme. Gesù ordina loro di non parlarne a nessuno fino alla resurrezione, che completerà davvero il viaggio.

Nessun commento:

Posta un commento