Mt 17, 1-9
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li
condusse in disparte, su un alto monte.
La
Quaresima è un tempo favorevole per approfondire le nostre possibilità di
incontro con Dio. Ma questo richiede alcune condizioni:
Trovare
del tempo per stare ‘in disparte’ con lui.
Certamente
Dio è ovunque, ma noi non siamo capaci di ascoltare e percepire la sua
presenza, se viviamo in una situazione di continuo caos: innumerevoli cose da
fare, da decidere, da pensare, da scegliere, da godere, da realizzare, da difendere,
da preparare, da finire, da comprare, da vendere, da conquistare …e va a finire
che non c’è mai spazio per lui
venite in disparte in un luogo
solitario e riposatevi un po’
Siccome
non sempre abbiamo la volontà di farlo occorre almeno avere il coraggio di
lasciarsi ‘prendere e condurre’.
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono
lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Ger 20, 7
Gesù
prende i tre e li conduce su un alto monte. Faticaccia. Il testo non dice
altro, ma mi sono immaginato che i tre abbiano almeno brontolato un po’. Non
solo per la salita, ma anche perché gli altri se ne sono stati in basso, senza
faticare. Perché noi e gli altri no?
Gesù fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il
sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Solo
arrivati in cima hanno capito il senso della sfacchinata. Già qui credo si
possano intravvedere dei rimandi alle nostre esperienze personali di fede.
Essere costretti a fare cose che non si capiscono (per la verità non solo nell’ambito
della fede capitano queste cose. Credo che per tutti, credenti e non, possa
valere la possibilità di capire il senso di molte cose solo dopo molto tempo.
C’è
poi un altro aspetto dell’esperienza dei tre che possiamo sottolineare: perché loro
sì e noi no?
I
due fratelli Giacomo e Giovanni insieme con Pietro saranno presi da parte anche
in un’altra occasione, molto più difficile:
Gesù prese con sé
Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse
loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi,
andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile,
passasse da lui quell'ora. Mc 14, 33-35
Può
essere che Gesù abbia voluto far fare loro questa esperienza della
trasfigurazione perché in qualche modo la ricordassero nel momento terribile
del Getsemani.
C’è
un altro testo in cui i tre apostoli compaiono insieme, quando Paolo, anni
dopo, va a Gerusalemme per vedere riconosciuto il suo compito di apostolo dalle
autorità della chiesa nascente:
…riconoscendo la
grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a
me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso
i pagani ed essi verso i circoncisi. Gal 2, 9
I
tre sono ‘ritenuti le colonne’, cioè hanno un ruolo fondante nell’ambito della
comunità cristiana che sta sorgendo.
Detto
questo, è difficile entrare nell’esperienza particolare che i tre hanno vissuto
sul Tabor. Piuttosto possiamo chiederci: e noi, dove e in che modo possiamo
vedere Gesù trasfigurato? Non nello stesso modo, ovviamente, ma credo ci siano
alcune situazioni in cui qualcosa del genere può avvenire. Sul Tabor l’uomo Gesù
si fa intravvedere così com’è nella sua divinità, ma non è l’unica occasione in
cui questo avviene. In modo magari meno spettacolare è quello che si realizza
nei sacramenti e in particolare nell’Eucarestia. Lo stesso avviene nelle Scritture.
Sono due modi in cui si scopre dentro a qualcosa di semplice e banale qualcosa
di molto più grande. C’è ancora un’altra situazione in cui questo avviene, e
molto spesso, benchè in modo ancora più difficile da sperimentare: nei fratelli
che incontriamo, specialmente se a loro volta hanno ricevuto dentro di sé la presenza
di Cristo attraverso l’ascolto della sua Parola e attraverso i sacramenti.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Nella
gloria di Cristo vivono tutti i risorti. Ecco quindi che si intravvedono anche
loro attraverso Mosè ed Elia. Che sono non solo due dei tanti risorti di tutti
i tempi, ma rappresentano la rivelazione precedente, quella che spesso nei vangeli
viene espressa con la frase ‘la Legge’ (Mosè) e ‘i Profeti’ (Elia).
Filippo incontrò
Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè
nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. Gv 1, 45
La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora
in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi. Lc 16,
16
“Amerai il Signore
Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo
è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai
il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Mt 22,
37-40
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per
noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per
Elia».
La
lamentela precedente, se c’è stata, viene sostituita ora dal desiderio di
fermarsi lì. Mettere la tenda significa aver trovato un bel posto in cui stare.
Ma non è questo lo scopo finale di Gesù per questi tre.
Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì
con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio
mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
Non
sono ancora arrivati alla meta, né loro né Gesù. E’ stato solo suscitato in
loro il desiderio di essere in un posto in cui sia bello stare, eco del bel
posto definitivo che è la vita eterna con Dio, Ma appunto non ci sono ancora
arrivati. Occorrerà ancora viaggiare molto, per loro. Ma ora hanno trovato la
guida che li può far arrivare là. Però bisognerà seguirlo, e prima ancora
ascoltarlo. E’ quello che chiede la ‘voce’: ascoltatelo! san Giovanni della
Croce ha espresso bene l’importanza di questo ascoltare Gesù, il Figlio:
Donandoci il
Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, Dio ci ha detto tutto in
una sola volta e non ha più nulla da rivelare … Dio è diventato in un certo
senso muto, non avendo più nulla da dire, perché quello che un giorno diceva
parzialmente per mezzo dei profeti, l'ha detto ora pienamente dandoci tutto nel
Figlio suo. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli
visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe
Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose
diverse e novità. Dio infatti potrebbe rispondergli: «Questi è il Figlio mio
prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». Se ti ho già detto
tutto nella mia Parola che è il mio Figlio e non ho altro da rivelare, come
posso risponderti o rivelarti qualche altra cosa? Fissa lo sguardo in lui solo
e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri: in lui ti ho detto e
rivelato tutto. Dal giorno in cui sul Tabor sono disceso con il mio Spirito su
di lui e ho proclamato: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto. Ascoltatelo», ho posto fine ai miei antichi modi di insegnare e
rispondere e ho affidato tutto a lui. Ascoltatelo, perché ormai non ho più
argomenti di fede da rivelare, né verità da manifestare.
san Giovanni
della Croce
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e
furono presi da grande timore.
Il
timore è la reazione alla manifestazione di Dio.
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse:
"Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". Ebbe timore
e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di
Dio, questa è la porta del cielo". Gen 28, 16-17
L’angelo del Signore apparve a Mosè in
una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò: il roveto ardeva per
il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a
osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore
vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè,
Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali
dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono
il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè
allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Es 3, 1-6
Con
Gesù questo timore non si era ancora manifestato, perché Gesù si è fatto
completamente uomo, tanto da non riuscire a distinguerlo dagli altri uomini.
Cristo Gesù, pur
essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con
Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile
agli uomini. Fil 2, 5-7
Ciò
non toglie che in lui vi sia la presenza di Dio. Solo è nascosta, per favorire
l’incontro con gli uomini, che altrimenti sarebbero costantemente atterriti.
Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete».
Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal
monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il
Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Per
un momento i tre apostoli hanno sperimentato la vicinanza di Dio, e anche loro
ne hanno sperimentato la terribile portata, insieme alla grande bellezza. Ma
non sono ancora al momento dell’esperienza definitiva della vita eterna,
occorre tornare giù, scendere dal monte per proseguire con Gesù il viaggio
verso Gerusalemme. Gesù ordina loro di non parlarne a nessuno fino alla
resurrezione, che completerà davvero il viaggio.
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