Lc 2, 22-40
Quando
furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di
Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al
Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito
sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o
due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Il Tempio di Gerusalemme era per gli ebrei un riferimento
fondamentale, molto più di quanto lo siano per noi le nostre chiese. Perché era
unico. Ma soprattutto perché conteneva l’Arca dell’alleanza, in cui erano
contenute le Tavole della Legge di Mosè. Su quest’Arca Dio aveva fatto scendere
la sua presenza, e l’Arca era diventata il punto di riferimento fondamentale
per il popolo di Israele, sia nel cammino nel deserto sia nel successivo
stanziarsi in Palestina. L’Arca era stata racchiusa nel Tempio, che era
diventato quindi l’unico luogo della presenza di Dio. Questo episodio della
presentazione di Gesù, così apparentemente irrilevante, contiene in sé qualcosa
di dirompente, perché…
E' in Cristo che abita corporalmente
tutta la pienezza della divinità. Col 2, 9
Gesù viene presentato al Signore nel Tempio, ma Gesù è il Signore.
Quindi cosa succederà? Per ora nulla. Nessuno conosce Gesù, o quasi.
A
Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la
consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli
aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il
Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito Santo, si recò al tempio e, mentre i
genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a
suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o
Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il primo che riconosce Gesù come salvatore (‘i miei occhi hanno
visto la tua salvezza’) è Simeone. Nelle sue parole comincia a intravedersi
quella che sarà l’importanza di Gesù, come lo stesso Simeone dirà tra poco.
Simeone
li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Egli è qui per la caduta e la
risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione affinché siano
svelati i pensieri di molti cuori, e anche a te una spada trafiggerà l’anima».
Simeone ha capito l’importanza di quel bambino, che diventerà
segno di contraddizione. Ma come fa Simeone a sapere tutto questo?
C’era
anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto
avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio,
era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai
dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta
in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti
aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Anche Anna lo riconosce. Nessun altro oltre a lei e a Simeone ha
capito chi è quel bambino. Perché loro due lo riconoscono e gli altri no? I due
vengono descritti in questo modo:
Simeone, uomo
giusto e pio, aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di
lui.
Anna … non si
allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e
preghiere.
Credo che la loro situazione personale, se vogliamo la loro
devozione, li abbia favoriti nel riconoscere la presenza del salvatore. Se la
nostra vita è troppo piena di migliaia di cose, di impegni, di preoccupazioni,
di pensieri, di attività, sarà molto difficile per noi saper vedere la presenza
di Dio. Se ci saremo ‘allenati’ con il nostro modo di vivere, con la nostra
preghiera quotidiana, con l’attenzione alla sua presenza, probabilmente saremo
più preparati e predisposti a intravedere la sua azione e la sua parola.
Certamente molte delle nostre attività sono importanti ed essenziali, ma forse
alcune altre lo sono di meno, e un po’ più di attenzione a Dio potremmo
dedicarla.
Tornando alla situazione che viene a crearsi nel Tempio nel
momento della presentazione di Gesù, ha un che di paradossale: le centinaia,
migliaia di persone che andavano al Tempio per incontrarsi con il Signore …non
si accorgono che il Signore è lì. E’ ancora presto perché si crei lo scontro tra
Gesù e il Tempio, ma i presupposti ci sono già. Sta accadendo qualcosa di nuovo
e di inaspettato. Qualcosa che porterà conseguenze enormi: ora che c’è Gesù il
tempio perde di importanza. Ma ci vorrà molto tempo perché qualcuno se ne renda
conto. Sarà Gesù stesso a presentare, più avanti, il dilemma:
…i Giudei presero
la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose
loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli
dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e
tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo
corpo. Gv 2, 18-21
Mentre alcuni
parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano,
disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà
pietra su pietra che non venga distrutta”. Lc 21, 5-6
Ma per ora non è ancora così. Gesù se ne torna a casa con la sua
famiglia:
Quando
ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in
Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava,
pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
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