Lc 14, 1.7-14
Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed
essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come
sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non
metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e
colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora
dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.
In
questo testo Gesù propone due criteri operativi riguardanti il vivere comune,
che sono diametralmente opposti ad altrettanti atteggiamenti che tendiamo a
mettere in atto nella vita nostra quotidiana.
Il primo criterio è ‘non mettersi al
primo posto’.
Non
si tratta ovviamente di una indicazione di galateo, quanto di un vera e propria
proposta di stile di vita. Nei rapporti interpersonali ciascuno di noi tende in
modo più o meno conscio a mettere sempre avanti le proprie esigenze, diritti,
necessità e visione delle cose. Succede continuamente, in casa, in ufficio, per
strada, in famiglia, al lavoro. La difesa dei diritti è certamente una delle
bandiere della società occidentale, ma non sempre siamo capaci di cogliere l’altra
faccia della medaglia: il fatto che il rispetto di un diritto implichi un
dovere della controparte. Usando l’espressione di Gesù, ciascuno tende a
‘mettere al primo posto’ se stesso e le proprie esigenze. C’è chi lo fa in modo
smaccato e arrogante e chi lo mitiga con un carattere positivo, c’è chi lo
evidenzia in modo aggressivo e chi lo sa equilibrare con atteggiamenti di
maggiore rispetto. Ma credo che tendenzialmente in tutti noi ci sia questa
propensione. Se lo si sa fare in modo equilibrato e rispettoso non crea
solitamente particolari problemi, anzi, è uno stimolo a chiedere e insieme a
dare atteggiamenti di rispetto. Ma quando la difesa dei diritti, delle
esigenze, delle necessità diventa una rivendicazione più o meno esplicita ecco
che si accendono gli scontri, i litigi, i contrasti e le guerre. Gli altri
diventano nemici, ostacolo alla nostra realizzazione. Solo se i miei diritti e
quelli degli altri sono messi in equilibrio è possibile una convivenza serena. Ma
Gesù non è questo che vuole dire, va oltre:
…quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché
quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”.
Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta
sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Gesù
non invita a una convivenza normale e rispettosa (a capire che bisognerebbe
fare questo ci arriviamo anche da soli), ma addirittura chiede di ribaltare la
tendenza innata, l’automatismo comportamentale, l’istinto di base: ‘mettiti
all’ultimo posto’. Metti per primo i diritti, le esigenze, le necessità degli
altri.
Quando
identifichiamo il messaggio cristiano con un generico invito al rispetto, con
un vago elenco di ‘valori’ (rispetto appunto, pace, solidarietà, accoglienza,
amicizia…) credo che non abbiamo capito molto di Gesù. Che ci si debba
rispettare, che sia importante essere accoglienti, solidali e pacifici lo sanno
tutti. Non c’è nulla di cristiano in questo, anche se molti cristiani
confondono questi valori con il messaggio di Cristo. Anche i non cristiani,
anche i non credenti, considerano valori essenziali queste cose.
Cristo
non è questo che è venuto a portare. È venuto a sovvertire completamente la
scala di valori, tanto da rendere esplicito e attivo ciò che spesso
consideriamo come un atteggiamento passivo e perdente: passare in secondo
ordine, servire, mettersi in disparte. Nell’ottica umana questi atteggiamenti
sono subiti come negativi, perdenti. Gesù li fa diventare il proprio modo di
essere, senza per questo perdere la sua dignità, anzi, facendone il segnale della somiglianza con Dio.
Gesù, chiamatili
a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni
le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non
è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol
essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non
è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto
per molti”. Mc 10, 42-45
Sorse una
discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: “I
re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno
chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi
diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è
più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola?
Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Lc 22, 24-27
Gesù sapendo che
il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio
ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo
cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i
piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto … Quando
ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete
ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo
sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche
voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio,
perché come ho fatto io, facciate anche voi. Gv 13, 3-17
Gesù
propone di far diventare questo atteggiamento di dare la precedenza agli altri
come il più attivo e positivo degli stili di vita. Sono passati venti secoli,
ma credo che questo sia uno degli aspetti della rivelazione di Cristo che non ancora
siamo stati capaci di capire pienamente, anche all’interno della Chiesa stessa,
tanto è radicalmente contraddittorio rispetto all’istinto umano.
E
per non farci mancare nulla, Gesù aggiunge ancora altro:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né
i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non
ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri
un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non
hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei
giusti».
Il secondo criterio è ‘non cercare il
contraccambio’.
Altro
atteggiamento che abbiamo fortemente insito in noi: più o meno consciamente,
anche quando riteniamo di essere estremamente altruisti e disinteressati, calcoliamo
i vantaggi dei nostri comportamenti, fosse anche solo aspettandoci riconoscenza
e ringraziamento per ciò che abbiamo fatto. ‘Dopo tutto quello che ho fatto per
te…’ è un tipico esempio di quello che Gesù vuole farci evitare (tra l’altro,
oltre all’aspetto del calcolo delle convenienze è possibile vedere in queste
affermazioni anche una forma più o meno esplicita di ricatto morale. Altro che
amore e gratuità!). È un aspetto molto delicato e sottile dei nostri
atteggiamenti che è difficile valutare e da riconoscere. Credo che ogni azione,
anche la più generosa, porti in sé da parte di chi la compie quantomeno un’aspettativa
di un qualche ritorno. Gesù lo chiama contraccambio. Tutto questo è molto
umano, ma lui vuole portarci oltre, vuole che diventiamo misericordiosi come il
Padre!
…a voi che
ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi
odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello,
non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non
richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo
stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne
avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui
sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai
peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del
bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete
figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il
Padre vostro. Lc 6, 2-36
Nessun commento:
Posta un commento