Lc 13, 22-30
Mentre Gesù era in cammino
verso Gerusalemme, un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si
salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché
molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Viene fatta a Gesù una domanda molto precisa e impegnativa. Ma nella risposta che Gesù dà la prima cosa da notare è che non dice quello che ci aspetteremmo (e che desidereremmo). Non dice che tutti si salvano. La risposta di Gesù è un po’ più complessa.
‘Sforzatevi’: la
salvezza quindi richiede uno sforzo di qualche tipo da parte nostra. Non è solo
una cosa che fa Dio per conto suo. È vero che Gesù è il salvatore, ma il suo
essere salvatore non è una sorta di magia che fa su di noi mettendo in moto i
suoi superpoteri mentre noi stiamo a guardare. Lui fa la sua parte mettendo a
disposizione ciò che noi non potremo mai raggiungere da soli (mette in gioco la
sua vita che è eterna), ma a noi chiede di fare la nostra nel permettere che
questa salvezza ci coinvolga (mettere in gioco la nostra vita).
‘la porta è stretta’: perché
è stretta? Perché richiede penitenza, sofferenza, pentimento, sangue, lacrime e
flagellazioni come reciterebbe una certa religiosità un po’ giansenista che è
rimasta molto radicata specialmente nelle persone anziane? No, semplicemente perché
la porta è una sola: Cristo.
Gesù disse loro di
nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti
coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li
hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato;
entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere
e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Gv 10, 7-10
‘molti’: Se la porta è
Cristo, allora il passaggio attraverso di lui è un incontro di persona, avviene
singolarmente, non può avvenire in massa. Non ci si può infilare nel mucchio e
cercare di passare lo stesso. Credo che invece alcuni cristiani, soprattutto da
noi dove la religiosità è spesso assai generica e indefinita, pensino che sia
possibile aggregarsi in qualche modo al gregge e passare in branco. Espressioni
come ‘ho lo zio prete’ oppure ‘tanti anni fa andavo a giocare in oratorio’
rivelano come alcuni arrivino a pensare che basti restare attaccati in qualche
modo alla chiesa come massa per essere a posto. È certamente vero che ci si può
dare una mano a vicenda (la chiesa serve anche a questo), ma non posso passare
con lo sforzo fatto da altri al posto mio. Ci si può certamente aiutare
pregando gli uni per gli altri, ma la preghiera degli altri non sostituisce la
mia. Non posso fare il parassita spirituale.
‘cercheranno di entrare ma non ci
riusciranno’: In questo Gesù è molto chiaro. Non solo non si passa in branco,
ma addirittura molti, pur sforzandosi di passare (quindi dandosi da fare ben
più che solo accodarsi alla truppa) non lo potranno fare. Quindi ci vuole ben
altro che il cuggino prete per salvarsi!. Ma perché qualcuno, nonostante gli
sforzi, potrebbe non entrare? Perché non solo è necessario lo sforzo personale,
il mettersi in gioco completamente e fino in fondo, ma occorre anche centrare
la porta giusta: senza Cristo non è possibile arrivare al Padre, cioè alla
salvezza, alla vita eterna.
Gli disse Tommaso:
“Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse
Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per
mezzo di me. Gv 14, 5-6
Se
non si centra la porta, per quanti sforzi si possano fare, non si riesce ad
entrare. Non tutte le porte aprono il passaggio alla salvezza. Certo, chi si
sforza di passare da un’altra parte perché non conosce Cristo non ha colpe, e
ci penserà il Signore stesso a farlo passare in qualche modo. Ma chi potrebbe
passare per Cristo e non lo fa e cerca di passare per la finestra rischia
grosso. Nel testo di Gv 10 citato più sopra, poco prima Gesù aveva detto:
«Chi non entra nel
recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un
brigante. Gv 10, 1
Quando il padrone di casa
si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla
porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove
siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e
tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di
dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Gesù
non ha paura di presentare chiaramente delle possibili conseguenze negative.
Siamo noi che abbiamo fatto diventare Gesù un sempliciotto al quale va bene
tutto. Qui dice: fate attenzione a che non vi succeda di rimanere fuori. E non
è neppure la prima volta che lo afferma:
…mentre quelle
andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte
entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche
le altre e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose:
“In verità io vi dico: non vi conosco”. Mt 25, 10-12
Nel
testo di Luca inoltre Gesù sottolinea anche un'altra cosa: perché rischia di
restare fuori persino chi ‘ha mangiato e bevuto in sua presenza’? Perché è
operatore di ingiustizia. Gesù evidenzia ancora una volta con questo esempio
ciò che abbiamo già notato prima. Salvarsi, passare per la porta stretta che è
lui, non vuol dire averlo sfiorato vagamente o riferirsi genericamente a lui, ma
essersi messi in gioco per incontrarlo personalmente e essere disposti a
lasciare che la sua presenza invada la propria vita.
Attenzione
alle parole che Gesù usa:
1 – abbiamo mangiato e bevuto in tua
presenza
Non
è la stessa cosa che dire ‘abbiamo mangiato con te’. È piuttosto dire: ‘abbiamo
continuato a fare le nostre cose a modo nostro, ma in qualche modo le abbiamo
giustificate con la tua presenza’. Come ad esempio chi si sposa in chiesa per
fare il matrimonio ‘davanti a Dio’ senza avere la più pallida idea di cosa sia
il sacramento del matrimonio e quali impegni comporti. Proponendo la propria
presenza nei sacramenti, e in particolare nell’Eucarestia, Gesù invece comunica
chiaramente che non ci chiede di ‘mangiare e bere’ genericamente in sua
presenza, ma di coinvolgerci talmente con lui da mangiare e bere la sua stessa
vita, per diventare poco a poco come lui.
2 – hai insegnato nelle nostre piazze
Non
vuol dire necessariamente che quello che hai insegnato lo abbiamo messo in
pratica. Solo mettendo in pratica quello che Gesù insegna diventiamo operatori
di giustizia. Se lo sentiamo solamente ma poi facciamo altro rischiamo di
diventare, usando le parole di Gesù ‘operatori di ingiustizia’. Ancora una
volta Gesù invita a far diventare dei fatti concreti il nostro dichiararci
cristiani, sia nel rapporto con lui che nei rapporti con gli altri. Se mi
dichiaro cristiano senza passare attraverso Cristo, niente salvezza. Se mi
dichiaro cristiano senza diventare come lui, operatore di giustizia verso le
persone che incontro, niente salvezza.
Là ci sarà pianto e
stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti
nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Gesù
rincara la dose. Noi vorremmo sentirci dire che in qualche modo ci salveremo
tutti perché tanto Dio è buono, e invece Gesù ci presenta la possibilità di
essere cacciati fuori. Il testo seguente in Lc 16 illustra bene cosa Gesù
intenda con l’espressione operatori la giustiza:
C’era
un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno
si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta,
coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del
ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il
povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e
fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di
lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo,
abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a
bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo
rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e
Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in
mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso:
coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono
giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare
Lazzaro a casa di mio padre, 28perché
ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in
questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti;
ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno
andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i
Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Lc 16,
19-31
Verranno da oriente e da
occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di
Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno
ultimi».
La
salvezza è aperta a tutti, senza preclusione di nazionalità o di provenienza, ed
è a disposizione di tutti, ma ciascuno deve mettersi in gioco personalmente,
con le possibilità che ha a disposizione.