Lc 4, 1-13
Sono rimasto
orfano di Internet per un po'. Capricci del modem. Ho
fatto un po’ di ‘deserto’, che in Quaresima è sempre provvidenziale. Ahimè ne
ho dovuto fare a meno proprio nel periodo interessante delle elezioni
politiche, e mi sono perso molte opinioni e interventi. D’altra parte siamo
vissuti senza Internet per anni, e non siamo morti, quindi ho recuperato la
televisione e altri canali forse più personali e altrettanto validi, se non di
più.
Non ho
potuto pubblicare i miei commenti dall’inizio della Quaresima, che peraltro
erano già in ritardo. Anche in questo caso credo che il mondo sia andato avanti
lo stesso :-)
Gesù, pieno di Spirito Santo, si
allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta
giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono
terminati, ebbe fame.
Il vangelo della prima
domenica di Quaresima presenta le tre tentazioni fondamentali, che mettono in
discussione il proprio rapporto con Dio, con gli altri e con se stessi. Queste
tentazioni le subisce Gesù, ma come dice sant’Agostino, in lui ci siamo anche noi:
Cristo fu tentato
dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la
sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te
l'umiliazione, da sé la tua gloria, da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.
(commento sul Salmo 60)
Gesù è pieno di
Spirito Santo, e dallo Spirito Santo è guidato. Dal diavolo è tentato, ma non
guidato, come del resto dovrebbe essere anche per noi. Gesù, a differenza di
noi che in questo facciamo molta fatica, sa nutrirsi della Parola di Dio più
che del pane, ma anche per lui l'umanità reclama la sua parte e Gesù ha fame anche
di cibo.
Ecco la situazione di
partenza di questo episodio: Gesù cerca di equilibrare in sé la parte umana e
quella divina. Anche lui si allena, come facciamo noi in Quaresima.
Le tre tentazioni
riguardano i tre aspetti fondamentali della nostra vita di cristiani: il
rapporto con Dio, il rapporto con gli altri e il rapporto con noi stessi. Gli
stessi aspetti riassunti dal grande comandamento
Uno degli scribi … gli domandò: “Qual è il primo di tutti i
comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio
nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai
il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di
questi”. Mc 12, 28-31
E anche dal vangelo
del mercoledì delle Ceneri, giorno di inizio della Quaresima
quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la
tua destra
quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il
Padre tuo, che è nel segreto
quando digiuni, profùmati la testa e làvati il volto. Mt 6, 1-18
Allora il diavolo gli disse:
Ed eccoci ad
affrontare una delle questioni spinose in cui ci si imbatte nel leggere la
Scrittura. Il diavolo. Presenza inquietante e rinnegata da chi non ritiene significativa la
rivelazione biblica. Gesù ne parla, e per noi cristiani (non solo cattolici)
questo è un riferimento fondamentale. Ne parla lui e ne parlano altri testi.
Poiché
i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli (Gesù) ne è divenuto
partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha
il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte
erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Eb 2, 14-15
Scoppiò
una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il
drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più
posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che
chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla
terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Ap 12, 7-9
I
settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: “Signore, anche i demòni si
sottomettono a noi nel tuo nome”. Egli
disse: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato
il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza
del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni
si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti
nei cieli”. Lc 10, 17-20
Ma
alcuni dissero: “E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i
demòni” … Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: “…Voi dite che io scaccio i
demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i
vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i
vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque
giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia
al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte
di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne
distribuisce il bottino. Lc 11, 14-22
Simone,
Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato
per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i
tuoi fratelli”. Lc 22, 31-32
Bisognerebbe aprire un
intero capitolo per commentare questi testi. Mi limito a sottolineare tre cose,
che mi sembrano essenziali.
1 – come ho già detto,
del diavolo Gesù ne parla. Non possiamo non tenerne conto.
2 – di fronte a Gesù e
a Dio satana è sempre perdente.
3 – attenzione a non
farci troppe immagini antropomorfizzate di satana. Rimane una realtà
misteriosa.
«Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Prima tentazione: i
rischi che corriamo nel rapporto con noi stessi, cioè l’essere schiavi degli
istinti e delle esigenze fisiologiche. Che sono essenziali, è vero, ma non
devono essere i criteri che guidano la nostra vita.
Il vangelo del
mercoledì delle Ceneri ci indicava, riguardo al rapporto con noi stessi, il
digiuno. Che è proprio il saper guidare e controllare le proprie pulsioni.
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Seconda tentazione: i
rischi nel rapporto con gli altri, cioè considerarli come nostra proprietà,
dominarli, considerarli al nostro servizio. È una tentazione molto subdola, che
ricorre ogni volta che abbiamo a che fare con qualcuno. L’incontro finisce
sempre (anche se a volte mascherato dai sentimenti) per essere uno scontro tra
le nostre esigenze, i nostri diritti, le nostre necessità, le nostre idee, e
quelle dell’altro.
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Terza tentazione: il
pericolo riguardo a Dio, cioè quello di usarlo, ritenerlo al nostro servizio,
come il genio della lampada che deve esaudire i nostri desideri.
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
Il momento fissato
sarà per Gesù la tentazione suprema, nel momento della crocifissione. Sulla
bocca dei protagonisti ritorneranno le insinuazioni di satana: se tu sei figlio
di Dio, dimostralo facendo quello che ti chiediamo o ci aspettiamo da te.
Oppure fa’ quello che faremmo noi al tuo posto. Salva te stesso. Ma Gesù
dimostrerà il suo essere figlio di Dio salvando non se stesso ma noi.
I capi lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se
stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”.
Anche i soldati lo schernivano … e dicevano: “Se tu sei il re dei
Giudei, salva te stesso”.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il
Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Lc 23, 35-39
Hieronymus Bosch - Cristo porta croce, 1516 |
Nessun commento:
Posta un commento