Lc 1, 1-4
Poiché molti
hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in
mezzo a noi
L’inizio del vangelo
di Luca non è l’inizio del racconto su Gesù, ma è una dichiarazione da parte di
Luca di voler raccontare, come già ‘molti hanno cercato’ di fare, gli
avvenimenti riguardanti la vita di Gesù.
È molto interessante
questa introduzione, perché ci rivela che prima di Luca altri hanno ‘raccontato
gli avvenimenti’. Storicamente il vangelo di Luca si situa dopo i vangeli di
Marco e Matteo (anche se non c’è una successione cronologica vera e propria).
Ma non dimentichiamo
che i vangeli non sono contemporanei di Gesù, e neppure sono scritti come un
resoconto storico come lo intenderemmo noi, anche se hanno una loro validità
storica che è compito degli storici e degli archeologi verificare. Prima dei
vangeli intesi come ‘racconto ordinato’ circolavano già dei Loghia, cioè dei
detti di Gesù tramandati a voce. Probabilmente circolavano anche degli scritti
brevi che riportavano alcune delle cose dette e fatte da Gesù. In particolare i
fatti legati alla sua morte e resurrezione (è questa la ‘buona notizia’, più
che le notizie biografiche su Gesù).
papiro P45, Biblioteca Chester Beatty - http://www.katapi.org.uk/BibleMSS/P45.htm |
Ma prima ancora, tra
la morte-resurrezione di Gesù e la fissazione scritta dei detti e poi dei
vangeli completi, per molti anni il ‘vangelo’ è consistito non in uno o più testi
scritti, ma in un messaggio personale ricavato dalla vita di Gesù. Prima delle
informazioni cronachistiche su Gesù, che pure sono importanti e interessanti,
quello che interessava ai discepoli (non si chiamavano ancora cristiani) era
comunicare la propria esperienza di vita, la propria esperienza personale
vissuta con Gesù, e quello che ne avevano ricavato, ancora confuso e da
approfondire.
È stato un po’ come
quando ci si innamora, e la cosa che ci interessa di più è quello che stiamo
sperimentando della persona amata. È quello che ci interessa, è quello che raccontiamo,
ed è quello che vedono gli altri in noi: che ti sta succedendo? In quel momento
contano poco le informazioni storiche o biografiche.
Ma in un secondo
momento, per sostenere (e non per sostituire) la propria esperienza e fare in
modo che possa essere condivisa anche da altri, può essere utile raccontare,
descrivere, scrivere.
come ce li
hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e
divennero ministri della Parola,
Il secondo
riferimento importante che fa Luca è ai testimoni oculari. Luca non ha
conosciuto Gesù. È un collaboratore di Paolo. È possibile che sia il ‘caro
medico’ di cui parla Paolo nelle sue lettere.
Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema. Col 4, 14
Non avendo
conosciuto Gesù, Luca va a indagare e cerca i testimoni oculari, che sono stati
indubbiamente tanti, molti di più di quelli citati nei vangeli.
Ultima annotazione
interessante, i testimoni oculari sono diventati ‘ministri della Parola’, cioè
hanno un ruolo specifico all’interno della comunità dei discepoli. Hanno un
incarico particolare. La comunità comincia a strutturarsi. Non per nulla Luca è
anche l’autore degli Atti degli Apostoli, testo che descrive appunto i primi
passi della comunità dei ‘cristiani’, come si organizzano, come si strutturano,
cosa fanno e quali sono i fondamenti del loro credo.
così anch’io
ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di
scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa
renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
È possibile che
Teofilo sia una persona reale, un amico o collaboratore di Luca. Ma è anche
possibile che in questo nome siano racchiusi tutti i ‘teofili’ di tutti i
tempi, gli ‘amici di Dio’, cioè coloro che vogliono vivere una esperienza di
conoscenza personale (a differenza dei ‘teologi’ che sono degli studiosi, non
necessariamente interessati a una esperienza di fede personale, tant’è vero che
possono esserci teologi non cristiani o non credenti).
Lc 4, 14-21
Gesù ritornò
in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la
regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Il testo del vangelo
di domenica scorsa (che ha un obiettivo liturgico) salta gli avvenimenti
raccontati da Luca riguardo alla nascita e al battesimo di Gesù (liturgicamente
vissuti nel tempo di Natale), l’episodio del deserto (che ritroveremo
in Quaresima) per passare subito all’inizio della sua
predicazione, che Luca incentra sugli avvenimenti nella sinagoga di Nazaret
Venne a
Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella
sinagoga e si alzò a leggere.
Nazaret è il
villaggio dove Gesù ha vissuto per una trentina d’anni. Non dimentichiamo
questo particolare, perché ci aiuterà a capire la reazione dei suoi
concittadini. In questi trentì’anni Gesù non ha fatto nulla di particolare. È
stato un bambino, un giovane e un adulto come tanti altri. Luca ci dice che ‘secondo
il suo solito’ andava di sabato alla sinagoga, anche questa quindi una cosa
normalissima, come quella di tutti gli uomini di Nazaret.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa;
aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Il testo di Isaia è uno
dei testi messianici. Uno dei testi quindi in cui è racchiusa la promessa di un
misterioso Messia, inviato da Dio. Intorno ai testi messianici si era creata in
Israele una fortissima attesa, accentuata dalla situazione storica al tempo di
Gesù, in cui la Palestina era provincia romana. Una attesa che era diventata
via via attesa spirituale, sociale, anche politica, in un contesto culturale e
religioso teocratico come quello ebraico, in cui cioè non era possibile
distinguere stato e religione. Com’è del resto ancora oggi negli stati islamici
integralisti. In particolare questa attesa di un Messia liberatore aveva
assunto forti connotati politici: il Messia atteso doveva essere colui che
avrebbe liberato Israele dalla dominazione romana. Tra gli stessi apostoli
emergerà qualche volta questa aspettativa riguardo a Gesù, perfino dopo la sua
morte e resurrezione:
Venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il
tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta
a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma
avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a
Gerusalemme, in tutta la Giudea
e la Samaria
e fino agli estremi confini della terra”. At 1, 6-8
Questa aspettativa, diciamo terrena, da
Gesù sarà sempre ignorata. Ma lo vedremo meglio con la prosecuzione del
vangelo.
Riavvolse il
rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di
tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta
questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Una dichiarazione
strabiliante.
Gesù di fatto dichiara
di essere il Messia atteso da Israele. Dichiarazione resa ancora più
strabiliante dal fatto che viene fatta volutamente da Gesù davanti a chi lo
conosce bene da trent’anni.
Bisognerà tornare su
questa dichiarazione, perché nella sua semplicità è un’affermazione che
sconvolge tutta la storia di Israele (anche tralasciandone le conseguenze per
la creazione del cristianesimo, che verrà comunque molto dopo). Dal vangelo di
domenica prossima vedremo qualcosa riguardo a questo.
> È stato un po’ come quando ci si innamora, e la cosa che ci interessa di più è quello che stiamo sperimentando della persona amata. È quello che ci interessa, è quello che raccontiamo, ed è quello che vedono gli altri in noi: che ti sta succedendo? In quel momento contano poco le informazioni storiche o biografiche.
RispondiEliminaMa in un secondo momento, per sostenere (e non per sostituire) la propria esperienza e fare in modo che possa essere condivisa anche da altri, può essere utile raccontare, descrivere, scrivere.
Grande.
purtroppo è la cosa più difficile da far capire, specialmente a chi si dichiara razionalista :-(
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