martedì 23 ottobre 2012

gloria




Si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo».

Una richiesta presentata in modo molto esplicito e anche un po’ sfrontato. Credo che a volte anche le nostre preghiere di richiesta siano presentate con un atteggiamento simile, almeno a me succede così, qualche volta, un po’ come se confondessi il Signore con il Genio della lampada di Aladino.

Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?».

Il bello è che Gesù risponde pure.

Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Davvero cambiano i tempi, la scienza fa passi da gigante e le tecnologie si sviluppano velocemente, ma il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, così come i suoi desideri. Giacomo e Giovanni, pur stando con Gesù e avendo già fatto dei passi in avanti nel riconoscere la sua identità, continuano evidentemente ad avere in mente l’idea di Messia che avevano anche i loro contemporanei: un messia glorioso, trionfante e potente. E di fronte a questa idea di Messia il loro atteggiamento è quello di voler condividere la sua gloria, il suo trionfo (e magari anche il suo potere). Insomma, chiedono la loro bella poltrona. L’uso del verbo ‘sedere’ è significativo. Quando Gesù sarà il presidente, il capo, il direttore dell’universo, loro vogliono essere seduti accanto a lui, essere i suoi vice. insomma, vogliono far parte della cricca degli amici del capo.


Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?».

Gesù è esplicito quanto lo sono stati loro nel chiedere: non sapete quello che chiedete. Gesù si riferisce alla sua passione e morte, che chiama ‘calice da bere’ e ‘battesimo da ricevere’. Ecco perché dice ‘non sapete quello che chiedete’. La sua visione delle cose e quella dei due fratelli è completamente diversa.

Gesù, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo (di nuovo loro due), cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Mt 26, 36-39

Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!  Lc 12, 49-50

Gli risposero: «Lo possiamo».

I due continuano a non capire. La loro concezione di Messia glorioso è talmente radicata, che forse intendono con le immagini del calice e del battesimo delle prove difficili da superare, magari delle fatiche da affrontare per arrivare alla gloria, ma non hanno ancora capito davvero nulla di cosa Gesù intende per ‘gloria’.

E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati.

La cosa curiosa è che, pur intendendo queste immagini usate da Gesù in un modo molto diverso da lui, i due fratelli riusciranno a capirne il vero significato e, molto più tardi, condivideranno la passione di Gesù. Ma manca ancora molto per arrivare lì. Per ora sono fermi all’ambizione della poltrona.

Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gesù, che ha una conoscenza migliore del disegno di Dio rispetto a Giacomo e Giovanni, sa quale sarà il trono della sua gloria: la croce. E accanto alla croce, nel momento della massima glorificazione (dal punto di vista di Dio) ci saranno sì due uomini, una alla destra e una alla sinistra, ma non saranno i due fratelli, bensì quelli che chiamiamo i due ‘ladroni’.


Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Gesù, rispondendo alla domanda dei due fratelli, coglie l’occasione per riproporre la sua visione della salvezza e del disegno del Padre. Non è la prima volta che lo fa, ma i dodici continuano a non capire.

Gesù prese con sé i Dodici e disse loro: “Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà. Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà”. Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto. Lc 18, 31-34

Del resto la visione delle cose proposta da Gesù è talmente lontana dalla loro e anche dalla nostra che anche noi continuiamo a faticare nel capire, anche nel terzo millennio, e quando ci è possibile scivoliamo verso una visione più terrena, perfino all’interno della Chiesa. Credo che non ci sia bisogno di fare esempi, perché sono ahimè numerosi: di laici e clero che predicano bene e razzolano male ne sono pieni i libri di storia e i nostri giornali e telegiornali. Ecco perché continua a essere sempre nuovo e non ancora raggiunto il messaggio di Gesù: servire invece di dominare, essere ultimi invece di essere primi, dare la vita per gli altri invece di prenderla.

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