venerdì 10 agosto 2012

Io sono il pane



La folla salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 

Abbiamo lasciato Gesù che se ne andava via da solo proprio in uno dei momenti di maggiore popolarità, sottolineando ancora una volta come il suo scopo non sia quello di diventare famoso ma di avere la possibilità di essere riconosciuto per colui che è veramente.

Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».  

Gesù parte sì dalle esigenze pratiche di chi ha davanti, ma non si ferma ad accontentarle, perché vuole proporre qualcosa di più grande. A partire dal cibo materiale, essenziale per la vita terrena, estende l’orizzonte al cibo che può servire per la vita eterna, perché è certamente più importante, anche se relativizza ciò che è terreno.

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». 

Le due domande che vengono rivolte ora a Gesù sono indicative di quanto sia forte in noi la nostra esclusiva visione delle cose. Espressa in due modi: il primo è pensare solo a quello che dobbiamo o possiamo fare noi. Valutazione certo comprensibile, ma che esprime la nostra fatica, nelle relazioni personali (quindi anche nel rapporto con Dio) nel considerare cosa l’altro abbia da dire o da fare. Altre volte nei vangeli viene rivolta a Gesù questa domanda:
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Mc 10, 17


La risposta di Gesù è: niente. Non dovete fare niente, ascoltatemi, statemi a sentire, fidatevi di me. Come abbiamo già notato altre volte, il modo di intendere la ‘fede’ da parte di Gesù è molto diverso dal nostro. Per noi credere è una specie di nostra capacità personale, un atto della nostra volontà (‘voglio crederci’, oppure ‘ho molta fede’), per Gesù è la disponibilità ad ascoltare e accogliere quello che lui ha da dire e da dare. Fede per Gesù non è una cosa che facciamo noi, ma l’apertura a quello che può fare lui.

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 

Il secondo modo con cui esprimiamo il nostro modo troppo autocentrato di rapportarci con Dio è quello di chiedergli dei segni. È una esigenza certamente legittima e ragionevole, perchè chiunque potrebbe venire a presentarsi come inviato di Dio e proporci qualunque cosa gli passi per la testa. Infatti in alcune occasioni Dio acconsente a dare dei segni che confermino la sua parola.
Gedeone disse a Dio: “Se tu stai per salvare Israele per mia mano, come hai detto, ecco, io metterò un vello di lana sull'aia: se c'è rugiada soltanto sul vello e tutto il terreno resta asciutto, io saprò che tu salverai Israele per mia mano, come hai detto”. Così avvenne. La mattina dopo, Gedeone si alzò per tempo, strizzò il vello e ne spremette la rugiada: una coppa piena d'acqua. Gedeone disse a Dio: “Non adirarti contro di me; io parlerò ancora una volta. Lasciami fare la prova con il vello, solo ancora una volta: resti asciutto soltanto il vello e ci sia la rugiada su tutto il terreno”. Dio fece così quella notte: il vello soltanto restò asciutto e ci fu rugiada su tutto il terreno. Gdc 6, 26-29

Ma nel chiedere segni a Dio occorre essere attenti ad alcune cose:

1 – non tutti i segni provengono da Dio. Un criterio per valutare se un segno è secondo Dio è se è coerente con tutte le altre cose che Dio ha detto e fatto. È un po’ quello che succede anche nel rapporto con le nostre autorità: se un poliziotto mi chiede di commettere un reato io non solo posso, ma devo disobbedirgli, per quanto sia un poliziotto e abbia quindi un’autorità che devo rispettare. In modo simile, non è il segno che devo valutare in sé, ma se quel segno conferma ed è in linea con le cose che Dio ha rivelato.
Qualora si alzi in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio e il segno e il prodigio annunciato succeda ed egli ti dica: Seguiamo dei stranieri, che tu non hai mai conosciuti, e rendiamo loro un culto, tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore. Dt 13, 2-4
2 – i segni non sono sempre necessariamente quelli che desideriamo noi, ma possono essere dati nei modi o nei tempi che Dio decide.
Il Signore parlò ancora ad Acaz: “Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto”. Ma Acaz rispose: “Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore” … “il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Is 7, 10-14
4 – con l’arrivo di Gesù cambia completamente il criterio con cui valutare i segni di Dio. Gesù fa relativamente pochi segni e miracoli e, lo abbiamo già notato, solo all’inizio della sua vita pubblica, poi smette. Per evitare che lo cerchino, come infatti avviene, solo per approfittare dei suoi miracoli. Gesù addirittura in alcune situazioni si rifiuta di concedere i segni richiesti.
Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Mc 8, 11-12
Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Lc 11, 29-30


Perché Gesù non vuole dare segni? L’ultima citazione, dal vangelo di Luca, credo ci dia la risposta. Con l’arrivo di Gesù non ci sono più segni, perché l’unico segno che conta …è Gesù stesso. È lui il segno, non i suoi miracoli.
San Giovanni della Croce ha spiegato molto bene questo:
Ora che la fede è basata su Cristo, non è più necessario consultare Dio, né che egli parli o risponda come nell’antica Legge. Infatti donandoci il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più nulla da rivelare … Dio è diventato in un certo senso muto, non avendo più nulla da dire, perché quello che un giorno diceva parzialmente per mezzo dei profeti, l'ha detto ora pienamente dandoci tutto nel Figlio suo …
san Giovanni della Croce, Salita al monte Carmelo

I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».  

Nel nostro caso Gesù, continuando a riferirsi al segno che aveva fatto con la moltiplicazione dei pani, inizia un lungo e intenso discorso in cui spiega il perché aveva fatto quel segno: non tanto per dar da mangiare alla folla, quanto per cominciare a identificarsi con il segno del pane, che per lui è molto importante. Il discorso che farà in seguito lo dimostrerà, e soprattutto l’identificazione Gesù-pane si realizzerà completamente nell’ultima cena, dove Gesù nel pane-corpo eucaristico si renderà presente in modo continuativo per tutto il tempo della chiesa.

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Continuano a chiedergli pane materiale, e Gesù da ora in poi non farà altro che presentare come pane se stesso. Ci vorrà ancora molto tempo perché i discepoli stessi comincino a capire ciò che Gesù sta proponendo loro. Lo stesso lungo cammino di comprensione lo dobbiamo fare noi, e credo che siamo ancora tutti molto lontani dall’averlo colto completamente.

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