venerdì 9 marzo 2012

berlicche 12

Mio caro Malacoda,
è evidente che stai facendo un meraviglioso progresso. L’unico mio timore è che nel tentativo di affrettare il paziente, tu non lo risvegli al senso della sua posizione reale. Tu ed io, che vediamo la sua posizione com’è nella realtà, non dobbiamo mai dimenticare che a lui essa appare totalmente differente. Noi sappiamo di avere già introdotto un cambiamento di rotta nel suo corso, un cambiamento che lo sta già trasportando fuori dalla sua orbita intorno al Nemico. Ma bisogna far sì che egli si immagini che tutte le decisioni che hanno effettuato questo cambiamento di rotta siano banali e revocabili. Non gli si deve permettere di nutrire il sospetto che egli sia ora su una direzione che, sia pure adagio, lo allontana dal sole, su una linea che lo porterà nel freddo e nella tenebra dello spazio più lontano. Per questa ragione sono quasi contento di sapere che va ancora in chiesa e che ancora fa la comunione. So che in ciò non mancano i pericoli, ma ogni cosa è preferibile alla scoperta della rottura che ha fatto con i primi mesi della sua vita cristiana. Finchè mantiene esternamente le abitudini del cristiano, gli si può ancora far credere di essere uno che ha adottato alcuni nuovi amici e nuovi divertimenti, ma il cui stato spirituale è quasi lo stesso di sei mesi fa. E fintanto che pensa così, dobbiamo preoccuparci non del pentimento esplicito di un peccato ben definito, ma soltanto del sentimento vago, quantunque inquietante, che di recente non si sia comportato proprio bene. Questa oscura inquietudine deve essere maneggiata con molta cura. Se divenisse troppo forte potrebbe svegliarlo e rovinare tutto il gioco. D’altra parte, se la sopprimi del tutto (cosa che il Nemico non ti permetterà comunque di fare) perdiamo un elemento della situazione che può essere volto a buon fine. Se si permette di vivere a un tale sentimento, pur non permettendogli di diventare irresistibile e di fiorire in pentimento vero e proprio, esso possiede una tendenza incalcolabile: aumenta la riluttanza del paziente a pensare al Nemico. Tutti gli esseri umani provano una tale riluttanza in quasi tutti i tempi, ma quando pensare a lui significa porsi di fronte e intensificare tutta una vaga nube di consapevolezza semiconsapevole, codesta riluttanza viene accresciuta di dieci volte. Essi odiano ogni idea che abbia riferimento a lui, precisamente come un uomo che si trova in strettezze finanziarie odia la vista stessa di un libretto bancario. In questo stato il tuo paziente non ometterà i suoi doveri religiosi, ma gli diverranno sempre più antipatici. Prima di compierli ci penserà il meno possibile, se lo potrà fare decentemente, e terminati che li abbia li dimenticherà al più presto. Alcune settimane fa dovevi tentarlo all’irrealtà e alla disattenzione nelle preghiere, ma ora lo troverai che ti apre le braccia e quasi ti prega di distrarlo dal suo proposito e di ottundergli il cuore. Desidererà che le sue preghiere siano irreali, poiché di nulla avrà tanto spavento quanto del contatto reale con il Nemico. Suo scopo sarà di lasciare che i vermi che dormono continuino a dormire.
Una volta che questa condizione si sarà stabilita sempre più pienamente, ti libererai dallo stucchevole compito di dovergli offrire i piaceri come tentazioni. Poiché l’inquietudine e la sua riluttanza ad affrontarla lo taglieranno fuori sempre maggiormente dalla vera felicità, e poiché l’abitudine rende i piaceri delle vanità, dell’eccitazione e della volubilità meno piacevoli e insieme più difficili a lasciarsi (questo è infatti ciò che l’abitudine fortunatamente dona al piacere) ti accorgerai che qualsiasi cosa, magari un nulla, basterà ad attrarre a sé la sua vagante attenzione. Non ti sarà più necessario un buon libro, che veramente gli piaccia, per tenerlo lontano dalle preghiere, o dal lavoro, o dal sonno; basterà una colonna di pubblicità del giornale di ieri. Potrai fargli perdere tempo non nella conversazione della quale gode, con gente che veramente gli piace, ma in conversazioni con coloro dei quali non gli importa nulla, su argomenti che lo annoiano terribilmente. Potrai riuscire a non fargli far nulla del tutto per lunghi periodi di tempo. Potrai tenerlo alzato fino a notte inoltrata, non a far baldoria rumorosa, ma a tenergli gli occhi aperti su un fuoco spento in una camera fredda. Tutte le attività sane ed esuberanti che noi desideriamo che egli eviti possono essere soppresse, senza dargli in cambio nulla, così che alla fine possa dire, come disse uno dei miei pazienti nel giungere quaggiù: “Ora mi accorgo di aver trascorso gran parte della mia vita non facendo né ciò che dovevo né ciò che mi piaceva”. I cristiani descrivono il Nemico come uno ‘senza il quale nulla è forte’. E il Nulla è assai forte. È tanto forte da rubare all’uomo gli anni migliori non in dolci peccati, ma in una terribile volubilità della mente che si aggira in non si sa cosa senza saperne il perché, nell’appagamento di curiosità così deboli che ne è consapevole soltanto a metà, nel tamburellare con le dita e nel battere i tacchi, nel fischiettare musichette che non gli piacciono, o nel lungo e oscuro labirinto di sogni privi perfino di quel piacere o di quell’ambizione che dia loro un certo gusto, ma che la creatura è troppo debole e troppo intossicata per scrollare da sé.
Dirai che questi sono peccati veniali. Senza dubbio, come tutti i tentatori giovani, tu hai una gran voglia di poter fare un rapporto con qualche delitto spettacolare. Ma ricordati che la sola cosa che ha importanza è la distanza con la quale riuscirai separare il giovanotto dal Nemico. La piccolezza dei peccati non ha importanza, purchè il loro effetto cumulativo scacci l’uomo nel nulla, lontano dalla Luce. Un assassinio non è migliore delle carte da gioco, se le carte riescono a fare il gioco. La strada più sicura per l’inferno, ricordalo, è quella graduale, il dolce pendio, il soffice suolo senza brusche voltate, senza pietre miliari, senza indicazioni.

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche

Nessun commento:

Posta un commento