mercoledì 22 febbraio 2012

inizio

Oggi, mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. Il vangelo di domenica scorsa mi sembra particolarmente adatto a evidenziarne l’aspetto fondamentale, che è incontrare sempre meglio il Signore, presentandogli (magari aiutati dagli altri se da soli non ce la facciamo) le nostre paralisi, le nostre difficoltà a muoverci nella vita. Sia le paralisi fisiche che quelle spirituali.



Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

Questo è un episodio con molti particolari interessanti. Il primo è che Marco riferisce che Gesù ‘annunciava la parola’, ma di quella parola non viene riportato nulla. Curioso.

Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico.

Da notare lo spirito di iniziativa di queste quattro persone: addirittura salgono sul tetto, lo aprono e calano la barella. È vero che i tetti delle case di Cafarnao erano molto diversi dai tetti delle nostre case, e spostare delle assi di legno o dei fasci di foglie di palma o simili era meno problematico che sfondare un tetto di tegole e un soffitto di cemento, però la fatica fatta da questi quattro non è stata cosa da poco. Chissà poi il proprietario della casa (Simone?) come sarà stato contento a vedersi demolire il tetto! Questo episodio ricorda un po’ quello di Zaccheo. Anche lui si trova davanti la folla e deve darsi da fare per salire in alto.

Zaccheo … cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Lc 19, 2-4


Gesù, vedendo la loro fede,

Secondo particolare interessante: Marco dice ‘vedendo la loro fede’. Non la fede del paralitico, ma dei quattro barellieri. Ma come si fa a vedere la fede? La si vede dal suo modo di esprimersi:

… la fede se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Gc 2, 17-18

La fede è come l’amore: non si vede, ma se ne vedono i risultati. Non possiamo vedere la fede, ma possiamo vedere il modo con cui ciascuno vive la propria fede. Attenzione: qui, come in tutta la Scrittura, per fede non si intende ciò che intendiamo noi in occidente: o il generico credere nell’esistenza di un Dio oppure una propria capacità personale quasi magica per cui si può affermare ‘io ho tanta fede’. Il modo biblico di esprimere la fede è molto diverso, molto più operativo e vitale. Per noi occidentali la questione della fede è una questione filosofica e teorica. Talmente teorica che ci si possono scrivere dei libri e dei trattati senza che questo influisca minimamente sulla vita quotidiana di chi li ha scritti. Per il popolo che ha espresso la Bibbia è una questione invece vitale, di rapporto e di fiducia, e inevitabilmente si esprime in modi di essere concreti. Dio, per il popolo della Bibbia (quindi anche per la Chiesa), è qualcuno con cui avere a che fare, non un concetto astratto. Gesù vede che questi quattro ci tengono così tanto che il paralitico gli venga posato davanti, da fare grandi fatiche per raggiungere l’obiettivo. Ci tengono che il loro assistito lo possa incontrare personalmente. Il loro affetto per lui non si vede, ma se ne vedono gli effetti. Così come si vede che ci tengono davvero tanto a che il paralitico possa arrivare a Gesù. Non stanno facendo una lunga e dotta disquisizione sull’esistenza di una divinità. Gesù apprezza talmente questa fiducia che quello che opera lo fa grazie a loro, ‘vedendo la loro fede’. Molto interessante questa situazione. Quando si sta male la fede vacilla, a volte crolla. È facile avere fede quanto tutto va bene, ma quando la vita è paralizzata diventa difficile, a volte impossibile fidarsi di Dio. Allora c’è bisogno della fede degli altri, della loro fiducia. Vista la loro fede… Ecco uno dei compiti della Chiesa: fare in modo che chiunque vive una fede paralizzata possa trovare dei barellieri che gli prestino la propria.

disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

Terzo particolare, il più interessante, è questa affermazione di Gesù. Interessante per due motivi: il primo è che questo paralitico, presumibilmente, gli è stato portato davanti perché fosse guarito. A Gesù viene chiesta una cosa e lui ne fa un’altra. Questa considerazione apre degli orizzonti nuovi riguardo alla preghiera, che spesso noi vediamo come una cosa semplicemente funzionale: ho bisogno di una cosa, vado dal ‘distributore’, pago e la prendo (e se non me la da mi arrabbio, proprio come prenderei a calci un distributore automatico che non mi ha lasciato cadere la lattina). 


Ma Dio non è un distributore a pagamento. È una persona. E una persona molto speciale, che vede le cose molto più in grande di me, e che potrebbe anche ritenere che ci sia qualcosa di meglio di quello che gli chiedo io, e che quindi preferisca darmi una cosa diversa da quella che gli ho chiesto. Nello specifico, cosa è più grave, quindi più urgente eliminare: il peccato o la malattia? Secondo i nostri criteri, espressi nel modo di dire ‘la salute è tutto’, la cosa peggiore è la malattia e la sofferenza fisica. Qui si vede che per Gesù c’è qualcosa di più urgente, quindi grave, che va eliminato prima: il peccato. La malattia non impedisce di accedere alla vita eterna, al paradiso (così Celentano non può più dire che non ne parliamo mai), il peccato sì. Ecco allora che Gesù, anche se gli chiedono altro, per prima cosa interviene d’autorità su quello che lui sa essere più urgente.
Il secondo motivo che rende interessante la dichiarazione fatta da Gesù riguardo al perdono lo fanno notare gli scribi:

Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?».

Gli scribi hanno ragione. Gesù sta facendo un’affermazione assurda per un ebreo. Solo Dio può perdonare i peccati. Ne consegue che Gesù bestemmia, arrogandosi poteri che un uomo non può avere. Eppure nella domanda degli scribi è racchiusa anche un’altra possibilità: se solo Dio può perdonare i peccati e se Gesù perdona i peccati, allora Gesù...

E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».

Gesù sa che gli scribi hanno ragione nell’inorridire davanti alla sua affermazione. E sa anche un’altra cosa: anche se nessun ebreo avrebbe mai osato attribuirsi un potere che è solo di Dio, nondimeno chiunque potrebbe dire a un altro ‘ti perdono i peccati’. Tanto, chi potrebbe verificare se questo è avvenuto davvero? È certamente più facile dire a qualcuno ‘ti perdono i peccati’ che ‘alzati e cammina’. I peccati non si vedono, una guarigione sì. Allora Gesù, non essendo possibile far vedere, far toccare con mano che dei peccati siano stati perdonati, fa vedere che lui può guarire il paralitico. Se Gesù dice ‘guarisci’ e il malato guarisce davvero, allora se dice ‘ti perdono’, è possibile che il peccatore venga perdonato davvero (cosa che può fare solo Dio).

Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».





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