Mc 1, 14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea,
Proviamo a vivere anche noi l’avventura di coloro che per primi conobbero Gesù e lo
seguirono, basandoci sul fatto che se Cristo è risorto, può coinvolgere anche noi come
ha coinvolto le persone che lo hanno incontrato nei giorni della sua vita terrena. Gesù
inizia il suo ministero in Galilea, la regione più settentrionale della Palestina. È una
regione multietnica e multiculturale. È anche la regione più lontana da Gerusalemme,
la Città Santa. La Galilea somiglia molto alle nostre città.
proclamando il vangelo di Dio,
Marco il suo vangelo lo aveva iniziato così: ‘Inizio del vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio’.
È una sorta di titolo, e anche una dichiarazione di intenti, e insieme una definizione di
Gesù. Gesù stesso è il vangelo, il messaggio di Dio. Giovanni il Battista si era definito
come voce, ma Gesù è la Parola, la parola stessa di Dio. Quindi Gesù non è solo uno
che dice delle cose, ma è lui stesso le cose che dice, la loro realizzazione, il loro
compimento.
e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
Le prime due cose che Gesù dice sono particolarmente importanti. Noi che tendiamo
a ridurre il vangelo a un messaggio morale, a indicazioni di comportamento, rischiamo
di scivolare subito alle cose che Gesù dice dopo: convertitevi e credete al vangelo,
perché sono le cose operative. Ma Gesù in primo luogo non è venuto a insegnarci
delle cose, ma a rivelarci delle cose. Le parole che dice (la Parola che dice) sono
ben di più che semplici insegnamenti e norme. Portano delle rivelazioni di cose che
non sapevamo ancora e che lui ci comunica. La prima rivelazione è ‘il tempo è
compiuto’. Il tempo si compie, arriva al suo culmine, al suo senso finale. Tutto
quello che è venuto prima si compie in questo momento. Un qualcosa di simile
si trova nel vangelo di Luca:
Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò
a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Lc 4, 20-21
Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge,
perché ricevessimo l'adozione a figli. Gal 4, 4-5
Noi abbiamo perso molto del senso di questa attesa, perché non viviamo più
aspettando il Messia come invece faceva (e fa ancora) il popolo di Israele.
Giovanni [il Battista], che era in carcere, avendo sentito parlare delle
opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu
colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose:
“Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi
ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti,
i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata
la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”. mt 11, 2-6
Ma anche se non viviamo più la grande attesa come Israele, sperimentiamo anche noi
nei confronti di Dio un’attesa non poi troppo diversa: aspettiamo ancora che si faccia
sentire, che dia un segno della sua esistenza e presenza.
E per molti la sua assenza diventa agnosticismo, oppure indifferenza verso un messaggio
che viene ritenuto poco significativo perché solo umano. Quello che propone Gesù è
invece una sua presenza reale, immediata, personale: il regno di Dio è vicino, perché
il regno è lui, Gesù stesso. Dio è vicino, sia nello spazio che nel tempo. Chi ha davanti
Gesù ha Dio davanti a sé.
convertitevi e credete nel Vangelo
Ecco, ora è possibile dare un senso alle esortazioni operative che Gesù pronuncia.
È come se dicesse: io ho fatto la mia parte, sono venuto, ora tocca a voi. Solo davanti
alla presenza di Gesù-Parola ha senso la nostra risposta del convertirci. Convertirsi
significa infatti girarsi verso di lui, per poterlo seguire e incontrare. Ma se lui non ci fosse,
se non si fosse rivelato, come sapremmo verso dove girarci? E se Gesù stesso è il
vangelo, allora credere nel vangelo significa credere in lui, fidarsi di lui. Ecco allora
che convertirsi e credere al vangelo non sono più delle pie esortazioni religiose che
ci invitano a diventare vagamente migliori e a essere genericamente credenti. L’invito
che fa Gesù è di guardarlo e fidarsi di lui.
vide Simone e Andrea
venite dietro a me
subito lasciarono le reti e lo seguirono.
vide Giacomo e Giovanni
li chiamò
lasciarono il loro padre e andarono dietro a lui.
Solo accettando che Gesù sia quello che è si capiscono le decisioni che prendono le
persone che per prime diventano suoi discepoli. Non hanno trovato solo uno che gli
diceva ‘cercate di fare i bravi’ o ‘comportatevi bene’. Si sono trovati davanti Dio stesso.
Sono dei comandi veri e propri quelli che Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni si
sentono rivolgere. E a questi comandi obbediscono, lasciando quello che stavano
facendo. Comincia a delinearsi il gruppo degli apostoli, quelli chiamati appositamente
da Gesù per svolgere un compito (vi farò diventare pescatori di uomini)
chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì
Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare. Mc 3, 13-15
Oltre agli apostoli vedremo i discepoli, coloro che di propria iniziativa decideranno di
seguire, in modi diversi, Gesù. E oltre a questi due gruppi, uno più definito, l’altro più
grande e generico, ci sarà poi la folla, tutte le persone che in qualche modo assisteranno,
fosse anche solo di sfuggita, agli eventi della vita di Gesù.
Per non essere tagliati fuori dall’avventura, sarà interessante chiedersi: ma io, di quale
di questi gruppi faccio parte?
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