sabato 15 ottobre 2011

invito


un re fece una festa di nozze per suo figlio.

Una festa è sempre un momento bello, ed è strano che gli invitati non vogliano partecipare. Anche se abbiamo sperimentato tutti, credo, degli inviti a feste a cui non avevamo nessuna voglia di andare. Ma l’invito in questo caso arriva dal Re, e nell’immagine del Re è rappresentato Dio stesso. È possibile che un invito che arriva da Dio stesso possa essere disatteso? Inoltre non è una festa qualunque. È la festa per le nozze del Figlio. E quando la Scrittura parla di nozze occorre rizzare bene le orecchie, perché il richiamo è spesso a un matrimonio speciale, quello tra Dio e l’uomo.
I testi dei profeti in modo particolare sottolineano questo aspetto.

Tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo di Israele,
 è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna abbandonata e con l'animo afflitto,
ti ha il Signore richiamata.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
Dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti riprenderò con immenso amore.
In un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore. Is 54, 5-8


Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma tu sarai chiamata Mio compiacimento
e la tua terra, Sposata,
perché il Signore si compiacerà di te
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposerà il tuo architetto;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te. Is 62, 4-5

la attirerò a me,
la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne
e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza.
Là canterà come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d'Egitto.
E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore -
mi chiamerai: Marito mio,
e non mi chiamerai più: Mio padrone.
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell'amore,
ti fidanzerò con me nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore. Os 2, 16-22

Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire … andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

Chi sono questi invitati? Alcuni testi dei vangeli contengono, come i testi profetici visti prima, un riferimento al rapporto tra Dio e l’uomo come rapporto di coppia, con un particolare interessante: come succede qui, si parla dello sposo ma la sposa non c’è: come succede alle nozze di Cana (Gv 2, 1-11) o nella parabola delle dieci vergini (Mt 25, 1-13).
Manca la sposa. Che strano.
Non sarà perché qui è velata dietro la figura degli invitati? O nell’episodio di Cana dietro la figura di Maria? O nella parabola nella figura delle 10 vergini?
Se è così, il rifiuto nell’accettare l’invito assume un significato tutto particolare. Non sono solo degli amici o parenti o generici invitati che rifiutano di partecipare, ma in loro c’è la sposa stessa. O almeno il Re e il Figlio suo sposo così considerano l’invito: vi invito non per assistere o per fare da spettatori, ma perché diventiate la mia sposa. Il rifiuto allora diventa ancora più grave.
Potremmo obiettare che questo particolare significato di questa parabola è troppo nascosto, troppo oscuro per gli ascoltatori di Gesù, che probabilmente non riescono a cogliere il senso di quello che sta dicendo. Ma teniamo conto che questa parabola Gesù la dice ‘agli anziani e ai capi dei sacerdoti’, non alla folla.
Questa parabola fa parte di un discorso che Gesù ha iniziato poco prima, nel tempio:
Mt 21,23: Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero… (qui c’è la discussione sul battesimo di Giovanni e parabola dei due figli)
Mt 21, 45: Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. (segue la nostra parabola degli invitati alle nozze)
Mt 22, 15: Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi


Gesù racconta quindi la parabola a chi ha certo le categorie e la preparazione biblica per cogliere il senso delle immagini che Gesù usa. Inoltre la parabola fa parte di una serie di messaggi che Gesù sta mandando agli anziani e ai sacerdoti, per far cogliere loro che con la loro opposizione stanno rifiutando Dio stesso, che pure sono convinti di servire fedelmente. Molto interessanti questi risvolti, molto provocatori.

Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Gli invitati-sposa hanno rifiutato, rendendosi indegni, ma lo sposo non vuole rinunciare alla sposa-umanità, anche se una parte di essa lo rifiuta. Allora chiama l’altra parte: ‘tutti quelli che troverete’. Credo sia molto umiliante per Dio vedere che proprio coloro che aveva preparato e predisposto per accoglierlo e ‘sposarlo’ lo abbiano rifiutato, mentre hanno accettato l’invito quelli dei crocicchi delle strade, quelli dove c’è un po’ di tutto, ‘cattivi e buoni’.
i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Mt 22,31
Allora però cattivi e buoni per il fatto che siano insieme vengono considerati nello stesso modo? la misericordia cancella la giustizia? La continuazione della parabola risponde a questa obiezione:

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”

Questa appendice è interessantissima. La parabola non si conclude con la sala delle nozze piena nonostante il rifiuto, ma con un altro momento critico, con una cacciata. E per un vestito! Cos’ha di tanto importante questo ‘abito nuziale’ da richiedere un provvedimento così drastico verso chi non lo indossa? Ricordiamoci sempre in che senso si può cogliere l’invito alle nozze: non come invito generico a pranzo ma come una vera e propria proposta di matrimonio. L’abito nuziale è il vestito della sposa, e dov’è mai che la sposa non cura il proprio vestito? È il segno dell’importanza del momento. È il segno della partecipazione della sposa, che si presenta la più bella possibile, impegnandosi per tutta la vita.
Quest’uomo, questo singolo che fa parte dell’umanità-sposa, non ha colto l’importanza dell’invito. Non cura la propria partecipazione. È un invitato ma non vuole essere sposa. È venuto a mangiare a scrocco, non a vivere per sempre con lo sposo.
Ma c’è di più. La parola ‘abito’ è di origine latina e deriva da ‘habitus’, che non significa solo ‘vestito’, ma ‘modo di essere’. Lo sposo nel matrimonio si dona tutto, dona tutto il suo essere, e si aspetta che la sposa faccia altrettanto. Quest’uomo è venuto a prendere dallo sposo ma non ha portato il suo habitus, il suo essere. Non vuole collaborare, non accetta il coinvolgimento affettivo e vitale che il matrimonio richiede. Non si è messo l’habitus giusto, quello bello, il migliore. Come si fa a sposarsi con chi non vuole?

Cristo sposo e la Chiesa sposa,
coro del Monastero di Santa Maria di Monteluce,
Perugia.

Ci sarebbe ancora una considerazione da fare. Una considerazione morale, se vogliamo. Quando banalizziamo la nostra fede e il nostro rapporto con Dio considerandolo come un buonuomo a cui va bene tutto, che qualunque sia il nostro comportamento alla fine si accontenta, dovremmo forse rileggere questa parabola. Per due volte il comportamento di chi viene chiamato in causa attraverso un invito diventa discriminante. Gli invitati che si fanno gli affari propri non sono trattati con una pacca sulla spalla e via, come se qualunque comportamento nei confronti di Dio fosse in fondo la stessa cosa: se venite alle nozze va bene, se non venite va bene lo stesso.
Anche l’uomo senza abito nuziale non viene bonariamente inserito nel gruppo, ma viene gettato fuori nelle tenebre. E le tenebre sono l’immagine della lontananza totale da Dio.
Quindi non tutti i comportamenti e gli atteggiamenti vanno bene. Ciascuno si porta le sue conseguenze. E il fatto che Dio sia buono non significa che non sia giusto.

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