lunedì 6 giugno 2011

cana



Il terzo giorno

(da intendersi ‘tre giorni dopo’) È il settimo giorno di una settimana con cui prende il via il vangelo di Giovanni.
Il primo dei giorni di questa settimana è il giorno in cui a Giovanni Battista viene chiesto ‘chi sei?’ (1, 19).
Il secondo giorno Giovanni indica Gesù alle folle (1, 29).
Il terzo giorno Giovanni lo indica ai propri discepoli (1, 35), uno dei quali è Andrea, che a sua volta lo dice a Pietro suo fratello. Entrambi diventano discepoli di Gesù.
Il quarto giorno Gesù chiama Filippo (concittadino di Pietro e Andrea, di Betsaida come loro) che a sua volta chiama Natanaele. Anche Filippo e Natanaele diventano discepoli di Gesù.
Il ‘terzo giorno’ dopo questi primi quattro (giorno in cui avviene l’episodio di Cana), è il giorno che completa la prima settimana del vangelo e ha un significato particolare, perché richiama il giorno del completamento  della prima settimana della creazione.

vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.


Questo episodio di Cana mette insieme un riferimento alla creazione e le nozze. Le nozze sono nell’ottica biblica una delle immagini privilegiate della relazione di Dio con l’uomo. Ma anche il racconto della creazione, e in particolare la sua conclusione con l’ingresso in scena della coppia uomo-donna con il cessare dell’opera di Dio a favore dell’opera dell’umanità, richiamano a una particolare relazione tra Dio e l’uomo:

Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando. Gen 1,27-2,3

Il settimo giorno è il giorno un cui il mondo è completo e deve mettersi a funzionare. Dio non fa più nulla, perché ora tocca all’uomo.
Ma l’uomo subito dopo la creazione rovina l’opera di Dio usando male la propria libertà. Spezza il proprio legame originario con Dio. La Sposa-Umanità spezza l’unione con lo Sposo-Dio, usando proprio la caratteristica più elevata che Dio creandola le ha dato: la libertà. A Dio viene quindi a mancare qualcosa di essenziale, e da solo non può più compiere la creazione come avrebbe voluto. La l’Umanità-Sposa non vuole collaborare, vuole fare da sola. Questo richiamo alla creazione mi pare essenziale per capire alcune cose che accadono nell’episodio di Cana, che apparentemente è un evento di poca importanza, in cui Gesù fa un ‘miracolino’ non particolarmente eclatante, ma dove alla fine l’evangelista Giovanni se ne esce con una affermazione strabiliante: ‘Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui’. Evidentemente questo episodio contiene più di quello che appare a prima vista.

Dio si considera come lo sposo che ama la sua amata:

Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. Os 2, 21-22

Il Cantico dei Cantici è l’espressione più alta di questa relazione d’amore di Dio con l’uomo. Ne riporto l’inizio perché contiene anche il riferimento al vino.

Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, migliore del vino è il tuo amore.
Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza,
aroma che si spande è il tuo nome:
per questo le ragazze di te si innamorano.
Trascinami con te, corriamo!
M’introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo di te,
ricorderemo il tuo amore più del vino.
A ragione di te ci si innamora! Ct 1, 2-4

Gian Battista Omacini

L’Amata però non lo ricambia e lo tradisce continuamente.

Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo:
ha abbandonato me, sorgente di acqua viva,
e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe,
che non trattengono l’acqua.Ger 2, 13
 
Venuto a mancare il vino,

Con il tradimento della Sposa-Umanità il vino, simbolo biblico della gioia, viene a mancare (sto sempre tenendo d’occhio gli eventi della creazione che traspaiono dall’episodio di Cana). Dopo la creazione tra l’uomo e Dio si è rotto qualcosa. L’uomo-sposa con la sua ribellione ha spezzato il legame con lo sposo-Dio. Manca la fonte della gioia, manca il senso della vita. La coppia Dio-Umanità si è spezzata, non stanno più bene insieme: la Sposa-Umanità non si è fidata dello Sposo-Dio. Da allora gli uomini ‘non hanno più vino’, quel vino che ‘allieta il cuore dell’uomo’ (Sal 104, 15).

la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».

Entra in scena Maria, colei che, unica, non ha mai detto di no allo Sposo. La Donna, la Sposa per eccellenza.

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
Umile ed alta più che creatura,
Termine fisso d'eterno consiglio,
Tu se' colei che l'umana natura
Nobilitasti sì, che 'l suo Fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore
Per lo cui caldo nell'eterna pace
Così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridiana face
Di caritate, e giuso intra i mortali
Se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande, e tanto vali,
Che qual vuol grazia, e a te non ricorre,
Sua disianza vuol volar senz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
A chi domanda, ma molte fiate
Liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate.

Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII

Non hanno vino. Maria ‘liberamente al dimandar precorre’, si accorge della mancanza, e prima che altri chiedano chiede lei.


E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me?

Gesù si rivolge a Maria con un termine curiosissimo per un figlio: ‘donna’, non ‘mamma’. Donna, che vuoi da me? (letteralmente ‘che c’è tra me e te?’): ma Gesù non sta solo parlando con sua madre. È lo Sposo-Dio che parla alla Sposa-Umanità tramite Maria: sposa traditrice, che c’è ancora tra me e te? Non so se il significato di quel modo di dire semitico sia ‘che vuoi da me?’ (le traduzioni spesso non riescono a rendere il significato preciso), ma se è così c’è ancora un altro significato che spunta: questa domanda somiglia molto a quella che Gesù fa al cieco Bartimeo: ‘Che cosa vuoi che io faccia per te?’.

Non è ancora giunta la mia ora».

L’ora di cui parla Gesù è quella suprema del gesto che l’innamorato farà verso la sua amata che lo ha tradito: amarla ugualmente fino a dare la vita per lei. L’ora di cui parla Gesù è l’ora della sua morte:

Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Gv 17, 1-2

Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

La Donna indica all’Amata come fare per riprendere la strada per il ritorno allo Sposo. Ecco la chiave per ricomporre la Coppia Dio-Umanità, spezzata dalla disobbedienza: fate quello che vi dice.

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei

Sono le vasche per le abluzioni, le purificazioni rituali. La purificazione rituale è quello che l’Amata-Umanità fa per sentirsi pulita mentre continua a tradire il marito-Dio. Ma senza l’intervento di Dio quella purificazione rimane solo formale, non pulisce il cuore. La ritualità della religione da sola non recupera il rapporto con Dio, non può sostituirlo, anche se spesso noi la viviamo proprio così: facciamo delle ‘cose religiose’ così siamo a posto con Dio. E paradossalmente la religione rischia di diventare un ostacolo nella relazione con Dio, proprio perché la sostituisce.
Le anfore di pietra sono piene di acqua sporca (servono a lavarsi le mani e i piedi). È questa l’acqua che verrà trasformata in vino. Non acqua pulita e limpida. La nostra religiosità, la nostra vita stessa, è spesso sporca, contaminata. Invece di cercare il vino buono della gioia nella relazione di coppia con Dio ci accontentiamo della nostra acqua sporca. Ma lo Sposo si accontenta anche di questo, purchè glielo diamo.

E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo.


Datemi la vostra acqua. Datemi quello che siete, per quanto contaminato sia, per quanto sia limitato e insufficiente.

Gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». Mt, 14, 15-18

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto … chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Il vino buono. Dall’acqua sporca non è uscito solo del vino, ma del vino buono, risultato dell’aver fatto qualsiasi cosa lui ci dice. Per tornare al richiamo iniziale alla creazione, riferendosi alla creazione dell’uomo e della donna:

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. Gen 1, 31

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

La conclusione di Giovanni è, come già notato, sproporzionata rispetto al semplice segno compiuto (anche se noi non saremmo in grado di fare neppure quello). Ma appunto è un segno, come tutti i miracoli: non ha lo scopo di stupire e di impressionare, ma di indicare qualcos’altro, di segnalare qualcosa che va oltre, si suscitare la grande domanda:

…si dicevano l'un l'altro: “Chi è dunque costui?”. Mc 4, 41
…la gente si chiedeva: “Chi è costui?”. Mt 21,10
…Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: “Chi è costui?”. Lc 6, 21

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