giovedì 21 aprile 2011

giovedì santo



L’Onnipotente, avendo preso in sposa una debole e l’eccelso una di bassa condizione, da schiava ne ha fatta una regina e colei che gli stava sotto i piedi la pose al suo fianco. Uscì infatti dal suo costato, donde la fidanzò a sé. E come tutte le cose del Padre sono del Figlio e quelle del Figlio sono del Padre, essendo una sola cosa per natura, così lo sposo ha dato tutte le cose sue alla sposa e lo sposo ha condiviso tutto quello che era della sposa, che pure rese una sola cosa con se stesso e con il Padre. Voglio, dice il Figlio al Padre, pregando per la sposa, che come io e te siamo una cosa sola, così anch’essi siano una cosa sola con noi (Gv 17, 21). Lo sposo pertanto è una cosa sola con il Padre e uno con la sposa. Quello che ha trovato di estraneo nella sposa l’ha tolto via. Quanto appartiene per natura alla sposa ed è sua dotazione lo ha assunto e se ne è rivestito. Invece ciò che gli appartiene in proprio ed è divino l’ha regalato alla sposa. Egli annullò ciò che era del diavolo, assunse ciò che era dell’uomo e donò ciò che era di Dio. Per questo quanto è della sposa è anche dello sposo. Ed ecco allora che colui che non commise peccato e sulla cui bocca non fu trovato inganno, può dire: “pietà di me, Signore, vengo meno” (Sal 6, 3), perché colui che ha la debolezza di lei ne abbia anche il pianto e tutto sia comune allo sposo e alla sposa.

Isacco, abate del monastero della Stella

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