domenica 27 marzo 2011

dammi da bere

Gv 4, 5-42

Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi.

Acqua, cibo. Le cose fisiologicamente essenziali. Per la vita terrena. E per la vita eterna? La samaritana seguendo le sue necessità incontra Gesù. Paradossalmente i discepoli seguendo le loro necessità se ne allontanano. Più volte Gesù aveva loro detto di non preoccuparsi di quelle cose, ma loro non hanno ancora capito.

Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? ... Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Mt 6, 25-33

«Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.

Prima ‘polemica’. Alle situazioni di vita essenziali si aggiungono le nostre questioni interpersonali. A volte sono importanti, a volte no, ma solitamente sono gli aspetti della nostra vita su cui ci scaldiamo di più. Sull’importanza del cibo, dell’acqua, del tempo non abbiamo molti dubbi, sugli altri aspetti le cose si complicano, soprattutto perché questi aspetti su cui cominciano a crearsi questioni, discussioni, contrapposizioni e contrasti sono aspetti insieme rilevanti e opinabili. Perché i giudei ce l’hanno con i samaritani? Per motivi di pane e di acqua? No, per questioni religiose e culturali, cioè per questioni certamente importanti ma meno definibili, più personali, questioni su cui ciascuno può avere idee diverse dagli altri. La richiesta di Gesù di per sé non c’entra con questioni religiose, culturali, sociali, personali. È una richiesta semplice: dammi da bere. La donna che parla con lui sposta subito l’attenzione su questi aspetti controversi: ‘come mai tu…?’.

«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».

Mi sembra che Gesù cerchi subito di andare alle cose importanti (che non sono le necessità fisiologiche). Non entra nella questione giudei-samaritani, non si lascia sviare dalle discussioni. Comincia a svelare qualcosa di nascosto che però è più importante di qualunque altra questione, più importante dell’acqua stessa: un’altra acqua, un altro pozzo. Un pozzo che dà acqua viva. È come se Gesù le stesse dicendo: qui c’è qualcosa di più dell’acqua.

Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. Lc 11, 31-32


«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».

Ancora una volta Gesù propone qualcosa di più, e la samaritana continua a fermarsi alle proprie esigenze materiali. C’è bisogno di una spinta.

«Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

Gesù fa un ‘miracolino’, aggiunge un piccolo segno che dovrebbe servire a rafforzare le cose che ha detto prima. Erano solo parole, e avrebbero anche potuto essere vuote. Dopotutto chiunque può dire: io ho un’acqua miracolosa che dà la vita eterna. Chi potrebbe dimostrare che non è vero? Anche nell’episodio del paralitico Gesù fa un’affermazione che da sola potrebbe essere una bufala: ti perdono i peccati. Chiunque potrebbe dirlo, tanto chi lo può smentire? Allora Gesù aggiunge un segno, guarisce il paralitico. Se può fare questo (che si vede), allora è possibile che possa fare anche quello (che non si vede).

Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Lc 5, 23-25

Ancora una volta però, nonostante Gesù si sia presentato in modo più convincente, parte un’altra polemica religiosa. Invece di chiedersi chi è colui che ha davanti, la samaritana tira fuori un’altra delle questioni opinabili che tanto ci fanno discutere e perdere tempo a scapito delle cose essenziali.

Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità…

Gesù non si fa prendere dalla discussione. Non è una questione di religioni (anche se non cade nel relativismo religioso: non sono tutte uguali: ‘voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai giudei’), ma di cercare la verità.

«So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

Non so se per aprire un’altra discussione o se perché davvero la donna vede nell’arrivo del messia una soluzione alle questioni, in ogni caso comincia a puntare l’attenzione su ciò che è essenziale. Non si parla più di acqua ormai da un po’. Pur nella confusione generata dalle varie beghe e questioni, comincia a intravedere ciò che è importante. E Gesù glielo conferma: ‘sono io!’

“In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono”. Gv 8, 58


Giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?».

I discepoli si sono persi tutto il più bello. La loro preoccupazione riguardo al cibo li ha impegnati troppo in cose materiali e hanno perso il treno, come già successo un’altra volta:

Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?». Mc 8, 14-21

La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

La samaritana ha finalmente conosciuto Gesù, ora l’acqua non è più importante. Lascia perfino l’anfora e va a raccontare agli altri cosa le è successo. Come Bartimeo, che chiamato da Gesù lascia il mantello:

…gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Mc 10, 50

Come i due discepoli di Emmaus che riconosciuto Gesù tornano a Gerusalemme per raccontarlo agli altri:

…dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme… Lc 24, 32-33

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?».

Avendo perso tutto quello che è successo prima, i discepoli non riescono a capire.

Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.

Voi che guardate solo il grano, dite che mancano ancora quattro mesi al raccolto; io che guardo il grano vero, le persone, vedo che sono già mature per riconoscermi. Un po’ come dire: voi che pure siete miei discepoli ci metterete ancora molto tempo a maturare, mentre altri sono già maturi. Se foste restati qui con me avreste visto maturare il grano vero, irrigato dall'acqua viva.

Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Gesù dice in pratica: ‘io ho faticato a seminare, ora voi potere mietere’.

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Davvero Gesù ha fatto un gran raccolto, mentre i suoi operai (i discepoli) sono stati a guardare. Speriamo almeno che i discepoli abbiano capito.

Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Gv 7, 37-38


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