venerdì 11 febbraio 2011

un saggio

Il povero in spirito è colui che non ha le ricchezze nel cuore né il cuore nelle ricchezze. Se possiedi delle ricchezze fa’ in modo da dominarle sempre, e pur essendo in mezzo ad esse comportati come se ne fossi senza. Possedere del veleno e essere avvelenati non è la stessa cosa. I farmacisti possiedono quasi sempre del veleno, ma non per questo sono avvelenati: non hanno il veleno nel corpo, ma nel laboratorio. Allo stesso modo le tue ricchezze siano in casa o nel portafoglio, ma non nel cuore. Pur essendo ricca di fatto non esserlo di affetto, ma sii povera di spirito e quindi felice, perché il Regno dei Cieli è tuo.



Filotea, tutto quello che possediamo non è nostro: Dio ce l’ha affidato e vuole che lo rendiamo fruttuoso e utile. Deve essere una cura maggiore e più continua di quella che la gente del mondo ha per i propri beni: essi si impegnano soltanto per amore di se stessi, noi invece lavoriamo per amore di Dio. E poiché l’amore di Dio è dolce, sereno e tranquillo, la cura dei beni fondata su di esso sarà serena, dolce e tranquilla. Ma per impedire che la cura dei beni si tramuti in avarizia, dobbiamo molto spesso praticare una povertà reale ed effettiva, pur vivendo circondati da tutte le ricchezze che Dio ci ha dato. 
Comincia col disfarti di un po’ dei tuoi beni dandoli di tutto cuore ai poveri, questo è il primo passo: ‘Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere...’.
C’è poi un’altra possibilità di verificare se sai essere distaccata dalle ricchezze: tutti, prima o poi, incontriamo situazioni nelle quali sperimentiamo la mancanza di qualche comodità e ne sentiamo il peso. Quando ti capiteranno rovesci che ti impoveriranno, o poco o molto, quali la grandine, il fuoco, le inondazioni, la siccità, le ruberie, i processi, allora sì che è tempo di praticare la povertà. Quando i nostri beni sono legati al cuore, se la grandine, i ladri o gli imbroglioni ce ne strappano una parte, che urla, che agitazione, che tormento ne abbiamo! Ma se i nostri beni sono attaccati a noi solo per la cura che Dio vuole che ne abbiamo e non sono attaccati al cuore, se ce li strappano non sarà per quello che daremo in smanìe e cadremo in svenimento.
I vestiti degli uomini e degli animali differiscono proprio in questo: i vestiti delle bestie fanno parte della loro carne, quelli degli uomini sono soltanto sovrapposti, per poterli togliere e indossare quando si vuole.

  Da ‘Filotea’ di San Francesco di Sales - capp. XIV e XV


2 commenti:

  1. ....ho dovuto rileggere due volte... il mio cammino verso e insieme a Lui è così lento...ed una riflessione così bella faccio fatica a renderla presente nel cuore e nelle mente. Grazie, ci mediterò.

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  2. che belle parole! è proprio vero! :-)

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