giovedì 3 febbraio 2011

tic tac

Come ti chiami, ragazzo che non vuole andare mai a scuola?
- Mi chiamano Lupetto
- Piccolo lupo del bosco – dice il Dio – mettiti sotto quel nocciolo umido di brina, e fai in modo di ascoltare il rumore delle stille che cadono. Fatto? Ora ti spiegherò una cosa fondamentale. Questo – dice – è un orologio per il mondo di fuori.
E tira fuori una cipolla meravigliosa, di acciaio brunito con un disegno di stelle e di pesci …
- È meraviglioso – dico io.
- Il diavolo ne ha di più belli … ma anche questo non è male. Questo è l’orologio che segna il tuo giorno cosiddetto normale: quello del far tardi a scuola, dell’alzarsi presto, delle ore che non passano mai, dei calendari, del lei guarirà in dieci giorni, del lei morirà tra sei mesi, sei moti stellari, delle maree e delle partite di calcio. Ma attenzione!
Il signor Dio ingoia l’orologio in un boccone


- Ora ascolta
E io ascoltai il ticchettio delle gocce che cadevano dal nocciolo.
- Ecco, questo è il rumore dell’orologio dentro. Questo misura un tempo che non va diritto, ma avanti e indietro, fa curve e tornanti, si arrotola, inventa, si rimette in scena. È un tempo che non puoi misurare né coi cronometri, né col più sofisticato astromacchinario. È il tempo tuo, misura la tua vita che è unica, e quindi è diverso dal mio e da quello di Gabriele, il mio emerito cane.
Il cane si inchinò e vidi che aveva un orologio alla zampa.
- Non ti spaventare, ma tu vivrai sempre con due orologi, uno fuori e uno dentro. Quello fuori ti sarà utile per non fare tardi a scuola, quando aspetti la corriera e il giorno che muori, per calcolare quanto hai vissuto. L’altro, che comprende centosettantasei tempi protologici, novanta escatologici, e trentasei tempi romanzati caotici, l’hai ingoiato da piccolo, anche se non ricordi…
Stefano Benni - Saltatempo

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